Aveva fatto scalpore la comunicazione del Numero 1 di Facebook Mark Zuckerberg circa le innovazioni che coinvolgeranno in futuro il News feed del social network.
La promessa di lasciare più spazio ai contenuti degli amici, portando la percentuale di news visibili dal 5% al 4%, non è stata accolta positivamente dai media e dalle aziende; da un lato l’ipotesi di un social ancora più infestato dalle fake news che dovrebbe in teoria contrastare, dall’altro il (concreto) timore di subire una drastica diminuzione degli accessi sulle proprie piattaforme. L’allarme è stato tale che Facebook, titolo quotato in borsa, ha perso circa 3 miliardi di dollari.
Recentemente Mark Zuckerberg è tornato sull’argomento, spiegando che un modo per contrastare le fake news sarà interpellare gli utenti tramite dei sondaggi in cui verrà richiesto di stabilire quali fonti siano più attendibili rispetto ad altre.
Anche quest’ultima appare come una mossa piuttosto azzardata, specie per il nostro Paese, che delle fake news è tra le vittime principali. Forse, piuttosto che lasciare l’incombenza all’utente di scegliere quali siano le fonti più attendibili, sarebbe stato meglio trovare un modo per aiutarli a comprendere quali lo siano davvero e quali no.
Non è raro infatti che, almeno per quanto riguarda il Belpaese, le bufale trovino ampio spazio specie quando ospitate su siti con nomi molto simili ad organi di stampa ufficiali. La causa quindi non è sempre per via di titoli sensazionalistici ai quali Zuckerberg si riferisce nel post sottostante, ma anche alla poca dimestichezza di alcuni utenti con il Web; quegli stessi utenti che dovrebbero stabilire quali siano le fonti attendibili.