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Fitness tracker: secondo uno studio non sono utili per dimagrire

Davide Micheli | 23 Settembre 2016

Wearable

Uno studio condotto dall’Università  di Pittsburgh mette in evidenza come i fitness tracker non siano realmente di supporto per coloro i quali siano intenzionati a dimagrire.

Secondo i dati riportati da alcuni analisti – tra i quali possiamo citare l’ultimo report di IDC – il comparto dei device wearable registra una notevole popolarità  e gadget come i fitness tracker sono spesso preferiti a più complessi e costosi smartwatch. Tuttavia, secondo uno studio reso noto dalla rivista Jama, questi device non offrono reali benefici per chi vuole dimagrire.

La ricerca è stata condotta presso l’Università  di Pittsburgh, dove sono state coinvolte circa 500 persone in condizione di sovrappeso (di età  compresa tra i 18 e i 35 anni), sottoponendo le stesse ad una dieta durata per un paio di anni, durante i quali sono stati osservati i progressi compiuti da tutti gli individui, in modo particolare monitorando quelli che usavano fitness tracker.

Ebbene, proprio queste persone hanno ottenuto risultati meno soddisfacenti – in termini di perdita di peso – in rapporto a coloro i quali non usufruivano di questi device (e della tecnologia correlata) durante i due anni di test.

Il primo semestre è stato identico per tutti, basandosi su un approccio misto tra dieta ipocalorica, attività  fisica e, infine, riunione di gruppo settimanale per discutere gli sviluppi: in seguito, le persone coinvolte nella ricerca sono state divise in due gruppi.

Nel caso del primo, è stato introdotto un monitoraggio autonomo del dimagrimento, ricorrendo all’utilizzo di un portale web, mentre il secondo gruppo di persone, ha ricevuto in dotazione un wearable con il quale monitorare appunto la propria dieta e l’attività  fisica svolta. I risultati sono stati molto differenti in termini di peso, considerando che il gruppo con i fitness tracker ha fatto registrare un calo medio del peso di 3,5 kg, contro i circa 6 kg di chi non ha usato questi device.

Secondo John Jakicic – membro del team di ricercatori – questa differenza si potrebbe spiegare con il fatto che, mediante l’uso dei fitness tracker, ci sia una sorta di cessione della responsabilità  al device per quanto riguarda i risultati, con le persone che non si preoccuperebbero di curare maggiormente i loro comportamenti.

La questione di fondo però potrebbe essere un’altra: ma chi aveva l’activity tracker ha fatto anche attività  sportiva?