In attesa della prima udienza prevista per il 28 settembre, Epic Games ed Apple continuano a depositare “memorie difensive” per cercare di far valere le loro ragioni. Dopo aver chiesto i danni alla software house, l’azienda di Cupertino ha ora chiesto alla giudice Yvonne Gonzalez Rogers di respingere l’ingiunzione preliminare che, in caso di accoglimento, riporterà Fortnite su App Store.
Nel documento presentato da Apple viene riepilogata tutta la vicenda che ha avuto inizio lo scorso 13 agosto. A distanza di due anni dal debutto di Fortnite su App Store e dopo aver guadagnato oltre 550 milioni di dollari, Epic ha deciso all’improvviso di violare il contratto, aggiungendo un metodo di pagamento diretto che evita la commissione del 30%.
Apple nega di essere un monopolista (come invece afferma Epic), sostenendo inoltre che la situazione è stata creata dalla stessa software house (“ha buttato benzina sul fuoco e chiede al tribunale di spegnerlo“). Secondo Apple non è vero che Epic ha subito un danno irreparabile perché è sufficiente premere un pulsante, ovvero eliminare il metodo di pagamento diretto dal gioco.
Epic aveva dichiarato che il numero di utenti è diminuito del 60% da quando il gioco è stato rimosso da App Store. Apple afferma invece che, a luglio 2020, la popolarità di Fortnite era diminuita di circa il 70% rispetto ad ottobre 2019. L’azienda di Cupertino ritiene quindi che la causa (e i titoli in prima pagina che ha generato) sembra far parte di una campagna di marketing progettata per rinvigorire l’interesse verso il gioco.
Epic aveva dichiarato anche di aver subito un danno alla sua reputazione. Apple afferma che non è vero, in quanto la software house ha fatto di tutto per pubblicizzare la vicenda (anche tramite la campagna #FreeFortnite) e quindi per convincere gli utenti ad installare il gioco.