I paesi colpiti dalle nuove restrizioni alle esportazioni hi-tech imposte dall’amministrazione Trump hanno ora problemi ad accedere al codice sorgente su GitHub. Microsoft si scusa ma ammette: non abbiamo scelta.
Assieme alla oramai famigerata guerra dei dazi contro la Cina, il corso politico americano in salsa arancione (leggi Donald Trump) ha da tempo imposto nuove, stringenti limitazioni alle pratiche di “esportazione” di tecnologie statunitensi in alcuni paesi sensibili. Tali limitazioni sono state accolte anche da GitHub, il servizio di proprietà di Microsoft che ora risulta molto meno accessibile e “amichevole” nei confronti di chi sviluppa software in una delle nazioni presenti sulla lista nera di Washington.
GitHub è uno dei più popolari portali di hosting e controllo versione (versioning) dei progetti open source e non solo, un elemento imprescindibile se si vuole partecipare alla creazione di software e componenti informatici moderni – sia che tali componenti siano pienamente accessibili al pubblico oppure archiviati su repository privati accessibili solo ai partecipanti.
Stando a quanto si legge su una pagina di supporto del servizio, quella che vuole essere la “piattaforma globale” per programmatori attivi in tutto il mondo funziona ora in maniera molto limitata se quei programmatori si trovano in paesi come Siria, Iran, Corea del Nord o Cuba. In casi del genere, su GitHub risultano accessibili solo le funzionalità di hosting e partecipazione basilari.
I programmatori colpiti dalle restrizioni di Washington possono in sostanza accedere ai progetti software solo se questi sono pubblici, pienamente open source e dedicati a un uso “personale” e non commerciale. Risultano invece messi al bando i repository privati, così come la possibilità di utilizzare i servizi commerciali come GitHub Marketplace.
Nat Friedman, CEO di GitHub, si è pubblicamente detto amareggiato dai problemi concreti causati dalle nuove regole USA sulle esportazioni tecnologiche a taluni programmatori, confermando di fatto che la società non ha scelta e, come tutte le corporation a stelle e strisce, deve fare i conti con la volontà politica di Washington.
Le leggi sulle esportazioni sono in continua evoluzione e GitHub continuerà a fare di tutto per rispettarle garantendo nel contempo tutte i diritti possibili agli sviluppatori di software che usano il suo hosting “cloud”, mentre per i programmatori che si ritrovassero bannati dal loro repository privato possono provare a chiedere la riattivazione dell’account direttamente a GitHub. Pessima, invece, sarebbe l’idea di usare una VPN per bypassare i filtri a base di IP imposti dalla corporation.