Dopo sette anni di citazioni in giudizio e accuse di violazioni di copyright, Google ha finalmente raggiunto un accordo con l’Association of American Publishers sulla questione della digitalizzazione dei libri all’interno del Google Library Project.
Come forse qualche lettore ricorderà lo scoglio su cui si erano arenate le trattative con i più importanti editori, da Mc Graw-Hill a The Penguin Group e Simon & Schuster, era stato il problema delle copie fuori catalogo ma ancora sotto copyright.
L’accordo raggiunto ieri (con i seguenti editori: McGraw-Hill Companies, Pearson Education, the Penguin Group, John Wiley & Sons and Simon & Schuster) , è di una semplicità quasi disarmante, se si pensa che ci sono voluti sette anni per raggiungerlo: gli editori potranno scegliere se far digitalizzare o meno da Google le opere fuori catalogo e ancora sotto copyright. E nel caso essi acconsentano alla versione digitale del testo, Google dovrà loro fornirne una copia da tenere per uso proprio, con la possibilità eventuale anche di metterla in vendita sul sito dell’editore.
Al momento in Google Books è possibile leggere on line gratuitamente solo il 20% di un testo digitalizzato, per proseguire nella lettura occorre acquistarlo in Google Play. Google ha già in atto da tempo un accordo revenue sharing con gli editori e l’accordo di ieri non sembra aver apportato nessuna modifica alla parte finanziaria.
Quello che è importante, però, come sottolinea oggi il New York Times nel commentare il raggiunto accordo, è che Google potrà avere accesso a una quantità di libri ormai usciti dalla stampa e distribuzione ufficiale e ancora protetti dal diritto d’autore e potrà digitalizzarli rendendoli disponibili a tutte le persone.
Non solo, l’accordo di ieri, sempre secondo l’autorevole quotidiano americano, rappresenta anche una svolta per ridefinire il concetto stesso di copyright nell’era digitale. Molto probabilmente lo stesso accordo sette anni fa non sarebbe stato possibile perché il mercato degli ebook era solo agli albori e non si era sviluppata un’industria digitale del libro come quella fiorita in questi anni attorno ad Amazon e alla stessa Google. Ora i tempi sono maturi e soprattutto anche gli editori hanno capito che il futuro per loro è negli ebook.
Resta tuttavia aperta la questione di fondo: e cioé se Google abbia o meno infranto le leggi del copyright digitalizzando i libri e se il processo stesso della digitalizzazione possa essere considerato una violazione del diritto d’autore.
Non a caso l’Authors Guild, l’associazione degli autori americani che aveva fatto causa a Google insieme agli editori, si è chiamata fuori dal coro di consensi per l’accordo raggiunto ieri, ribadendo che esso non risolve il problema della giusta remunerazione degli autori.