La tanto temuta (da Google) mega-indagine per presunte pratiche anticoncorrenziali è stata finalmente presentata: 50 stati USA valuteranno l’impatto del business di Mountain View nei mercati del search e dell’advertising. Ed è solo l’inizio.
Negli Stati Uniti, oltre che con le autorità federali, Google deve oramai fare i conti con un malcontento sempre più dichiarato nei confronti di una corporation che ha raggiunto dimensioni titaniche. Se ne parlava da tempo, e ora i procuratori generali di 50 diversi stati USA hanno annunciato l’avvio di un’indagine ad ampio spettro sulla presunta violazione delle leggi antitrust da parte di Mountain View.
Capitanata dal procuratore del Texas Ken Paxton, l’indagine sull’operato di Google – di ispirazione dichiaratamente bipartisan – è stata presentata dai suoi protagonisti di fronte alla Corte Suprema di Washington. Il colosso di Mountain View “domina tutti gli aspetti dell’advertising e del search su Internet”, ha spiegato Paxton, ed è dunque arrivato il momento di valutare la possibile violazione delle norme in difesa della concorrenza.
I procuratori coinvolti nell’indagine hanno altresì sottolineato come non ci sia “nulla di male” nell’essere un player di mercato dominante – ma solo quando tale posizione è stata raggiunta in maniera “equa” rispetto ai tuoi potenziali concorrenti. Non va poi sottovalutato il fatto che, fino a prova contraria, rimane la “presunzione d’innocenza” anche per Google – almeno stando a quanto sostiene il procuratore dello Utah Sean Reyes.
I tempi per portare a termine un’indagine così vasta – che rappresenta gli interessi di diverse agenzie e istituzioni degli stati coinvolti – saranno forzatamente lunghi, e Google dice di voler collaborare in pieno. Ma in futuro già si preparano nuove grane, questa volta riguardanti l’uso a dir poco “fantasioso” dei dati personali degli utenti da parte di Mountain View.