Il regime di quarantena domestica imposto dall’epidemia di COVID-19 ha provocato un’autentica esplosione di popolarità per le app e le applicazioni di meeting e videoconferenza da remoto, e Zoom si trova esattamente al centro di un fenomeno che fa gola anche ai criminali informatici.
Disponibile per PC, gadget mobile e telefonia, Zoom è un sistema di videoconferenza e videochiamate basato su cloud che al momento conta qualcosa come 13 milioni di utenti registrati; nel 2019 il servizio aveva aggiunto 1,99 milioni di nuovi utenti, mentre nei primi mesi del 2020 ha già superato quota +2,22 milioni.
Stando a un recente rapporto di Check Point Software, l’aumento di popolarità di Zoom non è certo passato inosservato nell’underground dei criminali informatici: nelle ultime settimane i nuovi domini riferiti alla app per videoconferenze hanno raggiunto quota 1.700, il 25% dei quali registrato solo nell’ultima settimana. Una parte dei domini è risultata essere “sospetta”, mentre in alcuni casi sono stati individuati software propriamente malevoli come InstallCore.
Non di solo Zoom vive la videopresenza remota al tempo della pandemia da COVID-19, e anche altre popolari piattaforme di collaborazione come Google Classroom e Microsoft Teams sono attivamente prese di mira dai cyber-criminali sempre in linea con le ultime “tendenze” del mercato.
La proliferazione del coronavirus SARS-CoV-2 coinvolge oramai in pieno il mondo dell’hi-tech e del business telematico mondiale, e anche il “papà” di Internet (e creatore del protocollo TCP/IP) Vint Cerf è risultato positivo al tampone per il COVID-19. Il tecnologo 76enne ha confermato di essere infetto ma anche di essere già in fase di recupero.