La SoundDock originale del 2004 ridefinì lo standard delle docking audio per iPod. Riuscirà la nuova versione a conservare il primato?
A 12 anni dalla prima versione, Bose ha presentato lo scorso dicembre la SoundDock serie III, ultima novità in campo audio per i possessori di dispositivi Apple di ultima generazione, quelli dotati del discusso connettore Lightning.
Se ci limitassimo a verificare e commentare le caratteristiche tecniche, questa recensione finirebbe in poche righe, poiché del prodotto sappiamo soltanto che è alto 16,83 cm, largo 30,48 cm, profondo 16,51 cm e pesante 2,11 kg. Inutile cercare altre informazioni sul sito web di Bose o nel manuale, perché al massimo troveremo le misure del telecomando. In perfetto stile Bose, nulla è dato sapere al di fuori delle misure fisiche del sistema. Potenza d’uscita? Mistero.
Dimensioni e specifiche dei driver? Non dichiarate. Amplificazione? Presente e funzionante, è tutto. D’altronde, è pur vero che una periferica audio è destinata a riprodurre il suono nella maniera più fedele possibile, pertanto va necessariamente valutata in termini di resa sonora: la storica diatriba tra “ascoltoni” e misuratori in casa Bose non ha mai trovato terreno fertile.
Sul piano estetico, la realizzazione della SoundDock serie III è stilisticamente ineccepibile, così come la qualità dei materiali plastici, che conferiscono all’apparecchio una sensazione di solidità . La superficie nera lucida e a specchio della cornice aggiunge il tocco finale che modernizza il design. Come detto, la SoundDock è dedicata agli iPhone e iPod di ultima generazione, dotati del connettore Lightning: tutti i precedenti dispositivi di Apple sono pertanto esclusi, a meno di non connetterli attraverso l’ingresso ausiliario presente sul retro, rinunciando così alla funzione di ricarica automatica. Analogo destino è riservato a qualsiasi altra sorgente audio esterna, collegabile attraverso un comune cavetto con jack stereo da 3,5 mm (non in dotazione): l’ingresso secondario si attiva tenendo premuto per più di tre secondi il tasto Play del telecomando, che in questa modalità consente ovviamente solo la semplice regolazione del volume, l’accensione e lo spegnimento del diffusore.
Con gli ultimi dispositivi Apple, al contrario, il controllo remoto offre le funzioni di salto traccia in avanti e all’indietro e di selezione delle playlist: è bene non perderlo, perché è l’unico strumento di gestione della dock e il ricambio è piuttosto costoso (24,95 euro). A differenza della versione II per dispositivi Apple pre-Lightning, equipaggiata con due tasti del volume ai lati della basetta centrale, la nuova SoundDock III non dispone di alcun pulsante. Così, in mancanza del telecomando la riproduzione musicale si può comandare esclusivamente dal player. Esaurite le premesse e le valutazioni prettamente funzionali, resta da porsi un’unica, essenziale domanda: vale la pena spendere 249 euro per questo nuovo sistema dock? Secondo noi sì, soprattutto in ottica di resa sonora e compattezza.
La SoundDock serie III offre un suono veramente accattivante con tutti i generi musicali, difficile da non apprezzare fin dalle prime battute: certamente non freddo e analitico, appena arrotondato sugli acuti, ma chiaro e definito nella gamma media e medio/bassa, appena in evidenza senza tuttavia diventare troppo invasiva o mostrare accenni di congestione. La riproduzione dei bassi trae evidente vantaggio dalla sinergia tra un’attenta equalizzazione e un’accurata realizzazione della cassa di risonanza interna del cabinet, due strategie costruttive efficaci per ottenere una resa adeguata in questa gamma di frequenze, che appaiono ben presenti anche a volume minimo e non perdono coerenza e controllo nemmeno a livelli d’ascolto più alti.
Alla massima potenza si raggiunge una pressione sonora più che ragionevole, sufficiente per sonorizzare ambienti di medie dimensioni. Sotto questo profilo, i due altoparlanti visibili dietro la griglia di protezione frontale fanno miracoli in rapporto al diametro di soli 6,5 cm.
La SoundDock serie III ha perciò l’indiscutibile pregio di fornire una resa sonora superiore alla media, riconfermando le doti che hanno decretato il successo delle precedenti versioni. Marco Martinelli