Dall’autore di Mathematica e creatore di Wolfram Alpha un nuovo linguaggio di programmazione. Un potere enorme a disposizione di computer minuscoli.
Stephen Wolfram è stato un bambino prodigio: nato nel 1959, a tredici anni stava già riordinando i suoi appunti sulle particelle elementari. Wolfram è stato anche un adulto prodigio, nel 1979 era professore al Caltech e si è dedicato alla ricerca nel campo della fisica quantistica, è anche uno fra i pochissimi nerd con uno spiccato senso degli affari. Negli anni ’80 crea Mathematica: un software per il calcolo simbolico. Una rivista ne approfitta per uno di quei titoli che vengono così bene in Inglese: “Physics whiz goes into the biz” (Mago della fisica si dà agli affari).
Facciamo un avanti veloce fino ai giorni nostri e ritroviamo su Business Insider un altro di questi titoli, una di quelle esagerazioni che sembrano uscite da un quotidiano degli anni ’50: “Computer Genius Builds Language That Lets Anyone Calculate Anything” (genio del computer crea un linguaggio che permette a chiunque di calcolare qualunque cosa). Un titolo fantastico, che fa ricordare bionde casalinghe ricciolute armate di Kitchen Aid, reggiseni a punta, tacchi a spillo e automobili con le pinne.
Arriva Wolfram Language
Un nuovo linguaggio è certamente qualcosa che fa incuriosire, ma quello che ci ha fatto definitivamente ruotare le antenne nella direzione di Wolfram Language sono stati due post particolarmente stuzzicanti. Il primo, nel blog di Wolfram, comunicava che il nuovo linguaggio sarebbe stato gratuitamente a disposizione degli utenti del Raspberry Pi, che è un delizioso moduletto, delle dimensioni di una carta di credito, armato di un Arm, che arriva in una scatola che ricorda una confezione di caramelle alle vitamine.
Il secondo, apparso su Gamasutra e su diversi altri siti dedicati ai giochi, annunciava l’integrazione del nuovo linguaggio con il framework per la creazione di giochi Unity.
Una frase in particolare ci ha fatto entrare in risonanza: “quando inizi a programmare, sai quello che hai intenzione di fare, ma nemmeno dopo mezz’ora stai cercando di risolvere un problema totalmente diverso, che è stato creato dal processo che hai iniziato quando hai cercato di fare qualcosa che avrebbe dovuto essere semplice fin dall’inizio”.
In altri termini, quante volte ci mettiamo alla tastiera, diciamo per mettere in ordine i conti di casa e finiamo per perderci in qualcosa di altro: che so, nel disegno di una struttura di database con cache dinamica in array di array associativi.
Il Wolfram Language promette di mettere a nostra disposizione uno stile di programmazione simbolico e funzionale che rende superflue le strutture di controllo e ci dà accesso a fatti e conoscenza espressi in modo simbolico. Vediamo i dettagli nelle pagine seguenti.
Michele Costabile
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