Hardware

Musica compressa? Facciamo chiarezza e proviamo tre Dac

Marco Martinelli | 16 Luglio 2014

Audio

I formati audio lossy, con perdita di informazioni âžœ Aac (Advanced Audio Coding) L’Aac è lo standard del mondo Apple, […]

I formati audio lossy, con perdita di informazioni

➜ Aac (Advanced Audio Coding)
L’Aac è lo standard del mondo Apple, utilizzato da iTunes e da tutti i dispositivi hardware della casa di Cupertino ma anche da molte altre periferiche audio e multimediali. Risale al 1997 ed è stato ratificato come standard dall’Iso/Iec e inserito nelle specifiche MPEG-2 e MPEG-4. Il principale vantaggio dell’Aac consiste nel fornire una migliore qualità  sonora rispetto all’Mp3 a parità  di frequenza di campionamento, caratteristica evidente soprattutto con bit rate medio/bassi: indicativamente, un file audio Aac a 128 kbps offre una resa sonora comparabile con quella di un Mp3 Vbr a 175 kbps o Cbr a 160 kbps. L’Aac gestisce fino a 48 canali 96 kHz e supporta i metadati iD3.

➜ Mp3 (MPEG-1 o MPEG-2 Audio Layer III)
È il formato lossy più famoso, divenuto di fatto sinonimo di musica digitale compressa. La pubblicazione delle specifiche risale al 1993: il codec è protetto da numerosi brevetti, detenuti dal Fraunhofer Institute e da Thomson/Technicolor. Nella prima versione l’Mp3 supportava solo musica stereo a due canali campionata alla frequenza massima di 48 kHz: successivamente, nel 2001 Thomson ha sviluppato l’Mp3 Pro (che migliorava la resa delle alte frequenze), purtroppo abbandonato in breve tempo soprattutto per la mancata compatibilità  con i dispositivi portatili. Nel 2004 è stata aggiunta la compatibilità  con l’audio multicanale 5.1 (Mp3Surround) e nel 2009 è stata la volta di una variante lossless denominata Mp3HD. L’Mp3 supporta qualsiasi versione di iD tag ed è estremamente versatile sia per la compatibilità  pressoché totale con dispositivi hardware portatili, desktop e multimediali in genere sia per le prestazioni in fase di compressione e decompressione, ottenute con minime richieste di potenza di calcolo.

➜ Musepack
Sviluppato nel 1997 come MPEGplus, Mpeg+ o Mp+, il codec Musepack incorpora algoritmi di modellazione adattiva del rumore e impiega un modello psicoacustico basato su Mpeg Iso Model 2 per la musica. Il codec è finalizzato alla creazione di file lossy di qualità  superiore, a parità  di bitrate, di quelli in Mp3, e lavora al meglio con frequenze di campionamento non inferiori a 175 – 185 kbps. Musepack supporta i tag Ape ed è compatibile con l’audio multicanale con profondità  massima di 32 bit e frequenza di campionamento fino a 48 kHz.

➜ Vorbis
Sviluppato nel 1998 e pubblicato nel 2002, questo codec open source di Xiph.Org Foundation sfrutta principi di psicoacustica simili a quelli impiegati dall’Mp3, tuttavia impiega un algoritmo di compressione un po’ più efficiente a parità  di qualità  sonora. Nel linguaggio corrente si parla di Ogg Vorbis perché il file compresso Vorbis è inserito in un container Ogg. Vorbis lavora al meglio in modalità  Vbr e offre risultati apprezzabili già  a 128 kbps, migliori dell’Mp3 soprattutto sulle alte frequenze; tuttavia, è più avido di risorse di calcolo in fase di decoding. Il codec supporta fino a 255 canali audio e un campionamento massimo di 192 kHz alla profondità  di 24 bit. Il formato proprietario usato per i tag si chiama Vorbis Comments.

➜ Wma
Dal 1999 è il formato lossy proprietario di Microsoft, adottato come standard dal media player di Windows, che promette una qualità  audio superiore a quella di Mp3 a parità  di bit rate.
La versione originale di Wma gestisce solo l’audio a due canali con campionamento massimo di 48 kHz, mentre le successive realizzazioni incorporano nuovi codec (incompatibili tra loro) che ne aumentano le capacità .
Wma Pro, il più avanzato, è ottimizzato per i bit rate elevati e supporta fino a 8 canali audio con risoluzione di 96 kHz. Esiste anche una versione Wma lossless, che gestisce un massimo di 6 canali e comprime l’audio in maniera conservativa campionando fino a 96 kHz a 24 bit.

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