L’mPort Serial a differenza dell’mPort “normale” permette di collegare dispositivi gestibili tramite interfaccia seriale, come alcuni macchinari o accessori di rete. Le connessioni disponibili sono di due tipi (DB9 o Terminal Block) e viene fornita (a differenza dell’mPort normale) anche una antenna esterna che può essere collegata qualora quella interna non sia sufficiente. È importante sottolineare che questo oggetto non permette di emulare da remoto una porta seriale, ma fornisce l’accesso tramite una console remota.
Le mPower sono invece delle prese o ciabatte collegabili sempre tramite Wi-fi alla rete di casa o dell’ufficio. Sono disponibili in tre versioni: la mPower mini è una presa singola, molto simile alle prese del sistema Sitecom, con spina e presa Schuko, limitata a 10 ampere (a 230 volt). La mPower è invece una ciabatta a tre prese, sempre tutta in standard Schuko, con limite a 16 ampere (totali e per singola presa). Infine la mPower Pro include 6 prese da 16 ampere ed è l’unica a fornire anche un collegamento Ethernet in aggiunta a quello Wi-fi. Ogni elemento mPower può valutare il consumo istantaneo di ogni presa e per ciascuna di esse mette a disposizione anche un relè, così da permettere anche lo spegnimento o l’accensione remota.
Gli mPort e mPower sono di fatto dispositivi basati su Linux che possono funzionare anche in modalità autonoma e forniscono una interfaccia Web di base. Ad esempio chi necessitasse solamente di avere tre prese da spegnere in modo remoto può collegare la mPower alla rete Wi-fi, collegarsi alla sua interfaccia Web e accendere e spegnere ogni singola presa, controllando il consumo istantaneo. I sistemi sono accessibili persino tramite Ssh e si trovano anche alcune guide non ufficiali per gestirne tramite script Linux l’accensione e lo spegnimento.
Per riuscire a sfruttare appieno il sistema Mfi bisogna però installare il software di gestione su un computer della rete. Questo computer può ovviamente essere anche spento quando necessario, ma quando il software non è attivo non si possono tracciare i consumi e non se ne possono sfruttare le sue funzioni più avanzate. Il software si installa in pochi minuti su Windows e Mac, mentre per quanto riguarda Linux è bene preferire la distribuzione supportata in modo nativo, Ubuntu, per la quale sono disponibili persino i repository ufficiali. L’unico limite della piattaforma Linux è che l’importazione e l’esportazione dei dati da un sistema a un altro non è disponibile, dunque per conservare statistiche, dati e impostazioni si può solo passare da Linux a Linux e non da o verso altre piattaforme. Questi limiti non ci sono nelle versioni Windows e OS X che permettono – qualora fosse necessario – di migrare il database anche da una piattaforma all’altra. Il computer con il controller Mfi può anche trovarsi al di fuori della rete casalinga o aziendale, ad esempio nel cloud, ma in quest’ultimo caso le funzioni di ricerca automatica dei dispositivi collegati ovviamente non possono funzionare.
L’installazione del controller richiede pochi passaggi al termine dei quali si può accedere all’interfaccia del sistema che è interamente basata su Web. Questo significa che se il software è installato su un Pc senza schermo si può comunque usare qualsiasi computer, tablet o smartphone per controllarne il funzionamento. Per iOS è disponibile anche una App specifica (in verità abbastanza limitata), mentre sui sistemi Android abbiamo apprezzato l’eccellente interfaccia dedicata ai dispositivi Mobile, che permette di controllarne le funzioni principali.