La neutralità della rete è argomento ancora più spinoso: con questo termine si indica un principio che impedisce agli operatori di rete di discriminare il traffico in transito sulle proprie strutture, trattando tutti i dati allo stesso modo. La neutralità della rete è fonte di forte contrasto tra i sostenitori della cosiddetta Open Internet, i provider e i fornitori di contenuti. Questi ultimi sostengono che una discriminazione del traffico è l’unica strada per fornire un servizio di qualità e le dovute risorse di rete alle comunicazioni più sensibili (si pensi al video on demand, ma anche all’assistenza medica a distanza). I fautori della neutralità additano le politiche di discriminazione del traffico come espedienti per introdurre barriere alla concorrenza aperta: un esempio è il blocco del traffico VoIP da parte di un provider che fornisce anche traffico telefonico, o il rallentamento, sempre da parte del provider, del traffico relativo a un servizio di IpTv di un concorrente a favore del proprio. Gli operatori controbattono a loro volta che un principio di neutralità della rete sancito per legge porterebbe inevitabilmente a un aumento dei costi di gestione, costi che si tradurrebbero in tariffe maggiorate per i contratti di accesso verso i consumatori.
Negli Stati Uniti il dibattito sulla neutralità della rete è già esploso da diverso tempo: Netflix, azienda leader nel settore dello streaming video, ha recentemente acconsentito di pagare gli operatori Comcast e Verizon per un peering, ovvero una interconnessione diretta, che favorisca il flusso di traffico video sulla rete degli operatori. Questa opzione è stata scelta dopo che Netflix aveva a lungo sollecitato norme più rigorose sulla neutralità della rete e dopo che gli utenti avevano sperimentato disservizi e scarsa qualità dello streaming. Secondo alcune frange dell’opinione pubblica, tali disservizi sono stati causati da un volontario rallentamento del traffico Netflix da parte degli operatori, che hanno così costretto il fornitore di contenuti a cedere sul fronte delle tariffe di peering.
Il voto dell’Unione Europea punta appunto a garantire la neutralità della rete contro questi presunti fenomeni. In particolare vengono riconosciuti servizi e applicazioni speciali che possono richiedere connessioni dedicate, ma d’altro canto si impone che queste non entrino in conflitto con la Rete aperta e ne penalizzino il traffico. Naturalmente il principio è ancora tutt’altro che definito nel dettaglio, e solo nei prossimi mesi si potrà capire il reale metodo di implementazione della neutralità della rete. Quel che è certo è l’ineluttabilità del problema, nella prospettiva di una Internet non solo sempre più affollata, ma verso la quale continua a convergere un numero sempre maggiore di servizi e applicazioni.
Simone Zanardi