Come il recentemente pensionato progetto SETI@home, Folding@home è un’iniziativa volta a impiegare la capacità di calcolo dei computer connessi in Rete allo scopo di raggiungere una potenza difficilmente ottenibile anche dal più potente dei supercomputer. In questo caso l’obiettivo è simulare l’interazione delle strutture proteiche per la ricerca biomedica, un target che ora conquista nuove vette prestazionali grazie all’enorme afflusso di utenti in concomitanza con la pandemia da COVID-19.
Il client di Folding@home è stato di recente aggiornato con la possibilità di simulare l’interazione delle proteine attive nell’infezione da SARS-CoV-2, con la speranza che il progetto acceleri la scoperta di nuove opportunità terapeutiche in grado di frenare un problema che oramai coinvolge la stragrande maggioranza del pianeta.
Ora è arrivato l’annuncio: in pochi giorni la community di utenti che fanno parte del network distribuito di Folding@home è cresciuta a dismisura, includeva 400.000 volontari la settimana scorsa e può oggi contare su 4,63 milioni di core di CPU e 430.000 GPU; il risultato pratico è che la rete per le simulazioni ha raggiunto gli 1,5 exaFLOPS, il che equivale ad avere prestazioni dieci volte superiori a quelle del supercomputer più potente oggi in circolazione (IBM Summit).
Aver raggiunto e superato la classe di computing exaFLOPS (cioè 1 seguito da 18 zeri di operazioni in virgola mobile al secondo) rappresenta un risultato senza precedenti, sottolinea il team di Folding@home, un traguardo raggiunto grazie al contributo degli utenti finali ma anche dei produttori di hardware come NVIDIA ed EVGA che hanno ora team dedicati al supporto del progetto.