Il dibattito sul futuro della tecnologia, e soprattutto sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle attività umane, si arricchisce ora di un nuovo capitolo dedicato ai robot smart: l’Unione Europea, infatti, si sta domandando se possa essere ragionevole iniziare a definire uno status giuridico dei robot smart, una sorta di carta dei diritti e dei doveri, che porrebbe queste macchine in posizione intermedia tra un comune oggetto e una persona.
Anche se al momento questo scenario potrebbe sembrare quantomeno prematuro, considerando come questi robot intelligenti non conoscano un tale livello di diffusione da poter spingere il legislatore a creare delle basi giuridiche per regolamentarne l’interazione nella vita quotidiana della società , alcuni sottolineano come, data l’indiscussa evoluzione dell’intelligenza artificiale, possa essere utile prevedere dei contorni giuridici.
La capacità dei robot smart di intraprendere azioni senza che siano frutto dell’istruzione impartita dall’essere umano, potrebbe infatti rimettere in discussione i limiti della responsabilità dei creatori di queste macchine per quanto riguarda il comportamento delle stesse: chi si farebbe carico delle conseguenze derivanti da un errore di una macchina smart, si comincia a pensare (per il futuro) in quel di Bruxelles.
Partendo da considerazioni che riguardano il volume delle domande di brevetto per la robotica (che sono cresciute del 300 percento in dieci anni), o ancora, la portata sociale dell’introduzione delle macchine in settori economici in cui l’uomo è attualmente preponderate, senza dimenticarsi poi del rischio che l’intelligenza artificiale possa sviluppare un’autocoscienza in grado di minacciare il genere umano, o infine la capacità di muoversi nell’ambiente in modo naturale, in sede comunitaria si domandano come si possano fissare dei paletti per individuare le responsabilità delle azioni.
Attraverso una legislazione che si occupi di fissare dei principi, dalla fase di costruzione del robot fino a capire quale sia la genesi di un errore, se per una programmazione errata umana, scorretto autoapprendimento, difetto della macchina o decisione sbagliata di quest’ultima, l’Unione Europea si interroga già sul come si potrà regolamentare la convivenza quotidiana tra esseri umani e robot smart.