Oltre al Apple Thunderbolt Display, il nuovo monitor Apple collegabile tramite questa interfaccia, sono in commercio alcuni dispositivi di archiviazione esterna, tra cui il modello LaCie Little Big Disk Thunderbolt che abbiamo analizzato nel dettaglio. Il disco LaCie risulta all’atto pratico davvero piccolo, con dimensioni lillipuziane (14 x 8 x 4 cm) soprattutto se si considera che al proprio interno ospita due dischi distinti. Esternamente costruito in alluminio come da tradizione LaCie utilizza un telaio realizzato con una serie di curve che ne massimizzano la superficie di contatto con l’esterno migliorando il raffreddamento.
Dietro sono presenti due connettori Thunderbolt per collegare in cascata più dispositivi.
Il disco è disponibile in tre diversi modelli con diverse capacità : due tradizionali utilizzano rispettivamente coppie di dischi magnetici da 500 Gbyte e 1 Tbyte (per ottenere in totale 1 e 2 Tbyte), mentre la più veloce in assoluto adotta internamente due Ssd da 120 Gbyte ciascuno. Nella pratica solo la connessione Thunderbolt permette oggi di utilizzare un Ssd esterno con una velocità pari a quella ottenibile internamente, motivo per cui in molti ambiti d’uso questo piccolo disco LaCie può davvero fare la differenza. Il disco ha un solo pulsante sul frontale per l’accensione e lo spegnimento, mentre sul retro trova spazio solo una piccola ventola (molto silenziosa) e due connettori Thunderbolt passanti, nel senso che uno può essere collegato al Pc e l’altro a un secondo dispositivo Thunderbolt che verrà rilevato dal sistema come se fosse connesso direttamente a esso. Il funzionamento di Thunderbolt è, almeno su sistemi Apple OS X, estremamente semplice, il disco è riconosciuto in maniera diretta appena connesso e trattato come un qualunque altro dispositivo.
La procedura per vedere riconosciuto un dispositivo Thunderbolt nel sistema operativo Microsoft Windows è invece leggermente più complessa. Dopo l’installazione del sistema stesso e dei driver forniti dall’assistente Bootcamp è necessario collegare il dispositivo Thunderbolt prima dell’avvio, in modo che venga riconosciuto già a livello di boot. Una volta avviato il sistema il disco sarà riconosciuto e potrà essere scollegato e ricollegato a piacere.
Il Little Big Disk appare al sistema operativo come composto da due dischi distinti, mostrando direttamente quanto presente al proprio interno. Tramite la classica utility disco è possibile configurarlo per operare in modalità Raid (0 oppure 1) o con i due dischi disponibili separatamente. Per valutare il funzionamento e le prestazioni ottenibili con questo disco abbiamo utilizzato una piattaforma Apple di ultima generazione, in particolare un MacBook Pro da 15 pollici nella sua configurazione top di gamma. Il notebook è equipaggiato con un processore Intel Sandy Bridge da 2,4 GHz, 4 Gbyte di memoria Ram, un disco da 750 Gbyte e scheda grafica AMD Radeon HD 6770M. Nei nostri test abbiamo valutato la velocità di trasferimento dei file da e per il dispositivo nelle due modalità Raid, per mettere alla frusta le potenzialità di Thunderbolt. I due dischi interni utilizzati, due Ssd Intel 320 da 120 Gbyte hanno velocità nominali in lettura e scrittura di 270 e 130 Mbyte/s. Utilizzando i dischi in Raid 0, ottenendo un unico volume da 240 Gbyte, Thunderbolt ha permesso di leggere dati a circa 460 Mbyte/s, un valore quasi doppio rispetto a quello base dei dischi. La scrittura raggiunge invece il doppio esatto delle specifiche Intel, con 258 Mbyte/s. Anche in Raid 1 i risultati sono quelli attesi, con quasi 500 Mbyte/s in lettura (contemporanea da due dischi) e 133 Mbyte/s in scrittura, valori mai visti su un dispositivo esterno tradizionale. LaCie, il primo produttore a scommettere sullo standard Thunderbolt nel segmento consumer, sembra dunque aver centrato l’obiettivo.
Il Little Big Disk rappresenta un netto salto in avanti rispetto ai prodotti attuali; la velocità di trasferimento offerta dalla nuova connessione permette di lavorare su dischi esterni come se fossero connessi all’interno del Pc e, in particolare ragionando sui notebook, è oggi possibile avere periferiche di storage velocissime configurate in modalità Raid come su workstation professionali. I prezzi, mediamente molto elevati, derivano dai gravi problemi che il settore dello storage ha attraversato negli ultimi mesi e sono destinati a ridursi drasticamente non appena la situazione tornerà alla normalità .