La libellula di Audioquest (dragonfly in inglese significa appunto libellula) segna il debutto della ditta californiana nel mercato dei Dac, un esordio in grande stile con un prodotto che si è meritatamente conquistato gli onori della stampa di settore e l’approvazione della comunità audiofila internazionale. Per i non addetti ai lavori, Audioquest è l’azienda fondata da Bill Low negli anni 80 specializzata nella realizzazione di cavi di segnale e potenza di indiscussa qualità .
Dragonfly è innovativo sotto molti aspetti, a partire dalle dimensioni che ne fanno il primo Dac Hi-End portatile al mondo, adatto per trasformare facilmente e immediatamente qualsiasi Pc in una perfetta sorgente di musica liquida standard e in alta risoluzione.
Grande quanto una chiavetta Usb, ha una dotazione di porte di comunicazione essenziale, ridotta all’Usb da un lato e all’uscita analogica a mini jack da 3,5 mm dall’altro, utilizzata per la connessione all’impianto Hi-Fi – oppure a una coppia di casse amplificate – e per l’ascolto in cuffia. La miniaturizzazione è spinta ai massimi livelli e la qualità costruttiva non lascia spazio a critiche: il Dragonfly – interamente progettato e realizzato negli Stati Uniti – è formato da 107 parti interne, incluse ben cinque alimentazioni stabilizzate, ha un case in lega di zinco e i connettori mini jack e Usb ricavati da un composto di rame e berillio e argentati.
La conversione del segnale da digitale ad analogico è governata dal chip Ess Sabre, che opera a 24 bit alla frequenza massima di 96 kHz e si avvale di un doppio clock e del protocollo proprietario Streamlenght nella gestione della comunicazione asincrona per minimizzare la presenza del jitter, elemento causato da errori di sfasamento nella sincronizzazione tra sorgente e Dac che impatta in maniera determinante sulla qualità della resa sonora.
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