L’evoluzione dello standard Usb
Nel 1994 un gruppo di sette aziende – Compaq, DEC, IBM, Intel, Microsoft, NEC e Nortel – decise di avviare lo sviluppo di un’interfaccia che permettesse di semplificare il collegamento di periferiche esterne alla piattaforma Pc. L’Usb (Universal Serial Bus) aveva infatti lo scopo di rimpiazzare la moltitudine di connettori presenti in quegli anni, di automatizzare il riconoscimento delle periferiche da parte del sistema così da semplificare il processo di installazione del software e di offrire una velocità di trasferimento dati superiore a quanto era disponibile.
Usb 1.0 e 1.1
Le specifiche Usb 1.0 videro la luce nel 1996, ma solo nel 1998 e con il rilascio delle specifiche 1.1 questa interfaccia fu adottata in modo diffuso sui prodotti commerciali. Questa prima versione prevedeva due modalità operative: Low Speed con una velocità di trasferimento dati pari a 1,5 Mbit/s e Full Speed capace di trasferire 12 Mbit/s. Questo standard era associato a due soli tipi di connettore: quello Type-A presente sul dispositivo di controllo (host) – il computer – e quello Type-B utilizzato per il collegamento del cavo sulla periferica (device). Lo standard Usb prevede infatti che un dispositivo funga da nodo di controllo, mentre le periferiche opera solo in modalità gestita.
Usb 2.0
Il primo salto di qualità dell’interfaccia Usb avvenne tra il 2000 e il 2001 con l’introduzione dello standard 2.0: questo innalzava la velocità di trasferimento dati a 480 Mbit/s, ovvero 40 volte superiore a quella prevista dalle specifiche 1.1 in modalità Full Speed. L’interfaccia Usb 2.0 – indicata a livello commerciale come High Speed – manteneva la piena compatibilità con le periferiche in standard Usb 1.1, ma modificava e ampliava il numero e il tipo di connettori. Oltre ai classici Type-A e Type-B fanno la loro comparsa i connettori Mini-A, Mini-B, Mini-AB, Micro-A, Micro-B e Micro-AB.
Tutti questi connettori integrano il doppio delle linee elettriche rispetto allo standard Usb 1.1, un elemento necessario per ottenere la maggiore velocità di trasferimento dati. A oggi gli unici di questi connettori che sopravvivono ancora sul mercato sono quelli Mini-B e Micro-B utilizzati su dispositivi come smartphone, periferiche e batterie portatili (solo per quanto riguarda la ricarica della batteria stessa in quanto si tratta del connettore lato dispositivo).
Usb 3.0
Nel 2008 vengono pubblicate le specifiche relative allo standard Usb 3.0 – nome commerciale SuperSpeed – con l’obiettivo di innalzare la velocità di trasferimento dati fino a 5 Gbit/s, ridurre il consumo dell’interfaccia e incrementare la capacità di alimentazione dell’interfaccia, conservando però la compatibilità con lo standard Usb 2.0. I primi dispositivi commerciali arrivano sul mercato tra il 2010 e il 2011 con un parco di connettori rivisitato. La prima implementazione dell’interfaccia Usb 3.0 prevedeva l’impiego di connettori caratterizzati da un maggior numero di contatti elettrici, meccanicamente ancora identici a quelli Type-A e Type-B, ma ora contraddistinti da un colore blu all’interno del connettore stesso; debutta anche un rinnovato connettore Micro-B caratterizzato da una forma differente da quella compatibile con il solo standard Usb 2.0.
Usb 3.1
Nel 2013, a distanza di due anni, debutta sul mercato lo standard Usb 3.1 – nome commerciale SuperSpeed USB 10 Gbps – diretta evoluzione del precedente e capace di trasferire i dati alla velocità di 10 Gbit/s. Contestualmente viene deprecato l’utilizzo della porta Micro-B a favore del solo utilizzo di quelle Type-A e Type-B.
Nel tentativo, fallito, di uniformare la nomenclatura all’interno della terza generazione dello standard Usb, il consorzio USB-IF propone l’utilizzo della dicitura Usb 3.1 Gen 1 in luogo della precedente Usb 3.0 a 5 Gbit/s (SuperSpeed) e Usb 3.1 Gen 2 per la versione a 10 Gbit/s (SuperSpeed+). Questa mossa in realtà ha creato più confusione che chiarezza visto che i produttori hanno cominciato ad utilizzare sia la dicitura vecchia sia quella nuova, spesso mescolando le due cose. Le cose sono peggiorate ulteriormente tra il 2014 e il 2017 con il rilascio delle specifiche Usb-C, Usb Power Delivery 2.0 e Usb 3.2.
Usb 3.2
Lo standard Usb 3.2 innalza la massima velocità di trasferimento dati fino a 20 Gbit/s e per la sua implementazione completa richiede l’impiego tassativo del connettore USB Type-C (Usb-C). Anche in questo caso l’USB-IF propone un nuovo cambio di nomenclatura: l’Usb 3.1 Gen 1 a 5 Gbit/s (ovvero l’Usb 3.0) viene rinominato in Usb 3.2 Gen 1; l’Usb 3.1 Gen 2 a 10 Gbit/s viene rinominato in Usb 3.2 Gen 2, mentre l’interfaccia Usb 3.2 a 20 Gbit/s viene indicata come Usb 3.2 Gen 2×2 e con il nome commerciale SuperSpeed USB 20 Gbps.
A questo punto la confusione indotta dal cambio nei nomi dello standard esplode: quando si parla di Usb 3.2 Gen 2×2 (per la cronaca non esiste ancora oggi un prodotto con questo standard) sappiamo per certo che il connettore utilizzato è quello Usb-C. Quando però ci si riferisce allo standard Usb 3.2 Gen 1 le cose si fanno alquanto difficili: se il prodotto è di ultima generazione è facile che utilizzi il connettore Usb-C; ma potrebbe anche essere che il produttore stia adottando la nuova nomenclatura introdotta dall’USB-IF per indicare in realtà un dispositivo che sfrutta i connettori introdotti originariamente con lo standard Usb 3.0.