In un mondo (informatico) ormai dominato dal mobile (notebook, tablet e smartphone) potrebbe sembrare un controsenso acquistare un desktop. In realtà , se non vi serve un dispositivo portatile, il desktop è ancora la scelta più adatta: anche se il divario, prestazionale, tra desktop e notebook è sempre più sottile, il primo offre – in una postazione fissa – una maggiore versatilità e flessibilità .
Dimenticatevi l’ingombro (e la bruttezza) dei “vecchi” desktop, i nuovi modelli sono compatti e curati, anche nel design, e non è necessario nasconderli alla vista. Se poi volete una soluzione “tutto incluso”, puntate su un all-in-one, sistemi (come l’iMac) che nell’ingombro di un monitor racchiudono un Pc completo di tutto.
Nella nostra guida su come “comprare bene”, ci siamo focalizzati sui desktop di fascia media, i classici Pc tuttofare, che si destreggiano agevolmente in tutti i campi di impiego. Tutti o quasi: le uniche preclusioni sono nella grafica 3D (ma solo se cercate un computer per giocare) e nell’elaborazione video evoluta. Per tutto il resto, anche un moderno desktop da 500 euro può fare al caso vostro. E trovare un desktop a 500 euro (e anche meno) non è certo un’impresa difficile.
Ecco i nostri consigli per spendere al meglio i vostri soldi e su come cercare il desktop più adatto alle vostre esigenze.
Conosci te stesso (e le tue esigenze)
Non importa che si tratti del vostro primo desktop o che sia solo l’ultimo di una lunga serie, per prima cosa fate mente locale sulle vostre reali necessità e analizzate cosa vi aspettereste dal vostro prossimo computer. Ricordatevi infatti che se la configurazione che mettete nel carrello (anche virtuale) non risponde alle vostre esigenze è comunque un pessimo affare, anche se avete speso poco. Vale anche la considerazione opposta: inutile comprare una configurazione super-carrozzata, se non vi serve. Tutta questa potenza andrebbe sprecata
Processore: mini-guida di orientamento
Sarebbe impossibile, nelle tre righe (o anche meno) in cui sono compressi i dati tecnici, trovare informazioni complete e accurate. Il processore non fa eccezione: trovate il modello, la frequenza e, alcune volte, il numero di core. Stop. Il modello del processore è però tutto quello che vi serve per capire, orientativamente, la sua classe. Qui sotto trovate una mini-guida alle sigle che più spesso troverete. Dobbiamo precisare che la nostra guida include solo i modelli desktop; potreste trovare, soprattutto nei sistemi all-in-one o in quelli più compatti, processori progettati per il mondo mobile. Se non vi ritrovate tra le sigle, probabilmente di tratta di soluzioni per notebook. Dovrete solo verificare, online, le caratteristiche tecniche e la generazione dell’architettura: i consigli che trovate qui sotto rimangono validi.
âžœ L’offerta di processori Intel si divide in 6 famiglie: Core i7 Extreme e Core i7 (fascia alta), Core i5 e Core i3 (fascia media) e infine Pentium e Celeron (fascia bassa). Questa macro-classificazione però non basta, sul mercato si trovano prodotti di generazioni diverse. Ma è possibile capire facilmente quanto è “vecchio” un processore, semplicemente guardando la sigla. Con i processori Core è banale: dopo l’identificativo della famiglia (i7, i5 o i3), trovate un numero a 4 cifre. Il primo di questi indica il numero di generazione. Ad esempio 6xxx classifica i processori di sesta generazione (Skylake, la più recente sul mercato), 5xxx la quinta (Broadwell), 4xxx (Haswell) e così via.
Se con i Core è semplice capire la generazione, con i Pentium e i Celeron le cose si complicano: la sigla infatti è composta anche da una lettera G oppure J (per i modelli desktop) seguita, nei modelli più recenti, da quattro cifre. Anche in questo caso, dalla prima di queste quattro cifre, è possibile dedurre l’architettura. Per i Pentium della famiglia G più recenti valgono le seguenti considerazioni: dietro un G3xxx si nasconde un processore con architettura Haswell (terza generazione), mentre un G4xxx indica un processore con architettura Skylake (quinta – e attualmente ultima – generazione). I Pentium di quarta generazione (Silvermont) sono invece classificati con la lettera J seguita da quattro cifre, con i J2xxx che hanno una microarchitettura Bay Trail e i J3xxx con la più recente Braswell.
Vediamo ora come sono classificati i Celeron desktop. Nella sigla G1xxx si nascondono, in realtà , due soluzioni diverse: i Celeron G16xx hanno una microarchitettura Ivy Bridge (seconda generazione), mentre quelli G18xx integrano una soluzione Haswell (terza generazione). I Celeron G3xxx, invece, sono quelli realizzati su base Skylake. Come per i Pentium, anche i Celeron di quarta generazione (Silvermont) sono identificati dalla lettera J. In questo caso i modelli con microarchitettura Bay Trail sono quelli J1xxx, mentre i J3xxx sono quelli basati su Braswell.
Se vi siete persi in questo mare di sigle, tranquilli, qui sotto trovate la regola pratica. Con l’imminente arrivo della settima generazione di processori Core, ci sarà un sempre maggiore smaltimento delle scorte, con promozioni che riguarderanno tutte le “vecchie” generazioni. Il nostro consiglio, anche se acquistate un desktop economico, è di scegliere tra i modelli con processori di quinta o sesta generazione. Ovvero, tradotto semplicemente, Core i 6xxx o 5xxx, Pentium G4xxx o J3xxx, Celeron G3xxx o J3xxx.
âžœ Anche Amd, come Intel, ha un’offerta suddivisa in numerose famiglie. In questo caso, la prima distinzione da fare è tra i processori “solo” Cpu e quelli con grafica integrata, ovvero Cpu + Gpu. Alla prima categoria appartengono i modelli FX e gli Athlon X4/X2 alla seconda la serie A (suddivisa a sua volta in A10, A8, A6 e A4), gli Athlon e i Sempron. Purtroppo, se già la classificazione di Intel vi è sembrata complessa, quella di Amd – per i suoi processori – lo è ancora di più. Vediamo di dipanare la matassa. I processori della famiglia FX si contraddistinguono per una sigla a 4 cifre. La prima indica sempre il numero di Cpu (un FX-4xxx è per esempio un quad core), mentre dalla seconda si può derivare l’architettura, se è un 1 è della generazione Bulldozer, se è un 3 è della più recente generazione Piledriver. Le uniche due eccezioni a questa “regola” sono i top di gamma FX-9370 e FX-9590. Per quanto riguarda i processori Athlon X4/X2, si dividono in quad core (X4) e dual core (X2) e hanno tutti una sigla a 3 cifre. La prima cifra indica l’architettura: se è un 7xxx (per l’X4) o un 3xxx (per l’X2) si tratta di un’architettura Piledriver, mentre se è rispettivamente un 8xxx o un 4xxx si tratta di soluzioni Steamroller. L’unica eccezione è l’X4 845, il primo con la più recente architettura Excavator.
Le soluzioni Amd che però più spesso troverete nei desktop della grande distribuzione sono però le Apu (Accelerated Processing Unit), soluzioni che uniscono Cpu e Gpu. La sigla è composta dall’identificativo della famiglia (Ax), seguito da un numero a 4 cifre. I processori A4 sono soluzioni dual core, gli A8 e A10 sono tutti quad core, mentre nella serie A6 rientrano sia soluzioni dual che quad core.
La prima cifra della sigla indica la generazione della Cpu: un 6xxx indica che la Cpu deriva da Piledriver, mentre un 7xxx indica un più recente Steamroller. Visto che la Cpu è solo una parte, i processori serie A si differenziano anche per la parte Gpu: prendendo solo in considerazione la serie 7xxx, tutti i modelli che hanno una sigla 7×50 o 7×00 hanno una Gpu di generazione Hawaii, mentre i modelli con le sigle 7×90, 7×70 e 7×60 integrano una più recente Sea Islands. Anche in questo caso, se vi siete persi tra le sigle, c’è una “legge” riassuntiva: visto che il processo di refresh di Amd è più lento di quello Intel, mai come in questo caso comprare un processore delle generazioni precedenti è un pessimo affare. Insomma, puntate su Apu della serie 7xxx e, possibilmente (ma non necessariamente), su quelle con la Gpu più recente.
Le ultime due famiglie di Apu, Athlon e Sempron, sono composte complessivamente da 5 modelli (3 Athlon e 2 Sempron) tutti destinati alla fascia entry level del mercato. Dotati di grafica integrata (Radeon R3), sono soluzioni a basso consumo (25 W), caratteristica che li rende adatti anche a soluzioni compatte.