Domanda: Ho appena aggiornato la configurazione hardware del mio computer, ora basato su una scheda madre Asus P8Z77-V LX e un processore Intel Core i3-3245. Dal Pc precedente ho recuperato il disco fisso Western Digital Caviar Black da 1 Tbyte, il masterizzatore di Dvd Asus DRW-24F1ST, l’alimentatore Corsair da 550 watt e la Ram. Il motivo per cui vi scrivo è proprio quest’ultimo componente: si tratta di un modulo Ddr3 da 2 Gbyte a 1.333 MHz, che ritengo assolutamente inadeguato per la nuova Cpu. Proprio quando stavo per procedere all’acquisto, però, mi sono imbattuto in una serie di opinioni contrastanti. Il negoziante mi ha suggerito memorie Ddr3 a 1.866 MHz anche se, per quanto ne so, l’i3-3245 supporta la frequenza operativa massima di 1.600 MHz. Queste memorie sono compatibili? Fornirebbero un aumento effettivo delle prestazioni o sarebbero comunque utilizzate a 1.600 MHz? Un amico mi ha detto di mantenere il vecchio modulo perché non ci sarebbero differenze tangibili tra memorie a 1.333 e 1.600 MHz. Il rivenditore ha asserito che 8 Gbyte rappresentano il minimo indispensabile, ma 16 Gbyte sarebbero preferibili. In Rete ho letto che le memorie a bassa tensione di alimentazione sono considerate superiori da alcuni, mentre altri preferiscono tensioni di almeno 1,65 volt. Lo standard Ddr3 non prevede l’alimentazione a 1,5 volt?
Risposta: Nelle ultime generazioni di processori, il controller della memoria non è più collocato nel chipset della scheda madre ma all’interno del processore. Questa modifica ha portato a un considerevole aumento delle prestazioni, in quanto la Cpu ora gestisce in modo diretto la comunicazione verso la Ram, riducendo i tempi di latenza.
Ciò ha reso possibile anche l’implementazione di funzionalità avanzate, come la predizione dei dati richiesti per le future elaborazioni, consentendo uno sfruttamento ottimale delle memorie cache del processore. Per questo motivo, i processori Core di Intel dipendono meno dall’efficienza della Ram rispetto alle generazioni precedenti. In passato, l’adozione di memorie di qualità poteva influenzare anche del 30%-40% le prestazioni del computer, oggi le differenze sono molto più contenute. In base a questa considerazione, alcuni utenti ritengono inutile investire troppo denaro sui moduli Dimm, in quanto l’incremento di velocità sarebbe poco percepibile durante il normale utilizzo.
Per rispondere alla domanda del lettore, è quindi fondamentale prendere in considerazione non solo le prestazioni, ma anche i prezzi d’acquisto. Il costo dei moduli Dimm si è notevolmente ridotto rispetto a qualche anno fa: ora 4 Gbyte costano circa 50 euro e 8 Gbyte circa 90 euro. Vista la differenza limitata, 4 Gbyte sono consigliabili solo agli utenti alla ricerca di una configurazione economica da utilizzare per la navigazione in Rete, la posta elettronica e gli applicativi Office. Per tutti gli altri computer con sistemi operativi a 64 bit, 8 Gbyte consentiranno di eseguire con maggiore efficienza anche i compiti che richiedono grandi quantità di memoria, come il fotoritocco e le conversioni audio/video.
16 o più Gbyte di memoria sono richiesti solo da applicativi Cad, rendering tridimensionale, fotoritocco e montaggio audio/video professionali.
Per quanto riguarda le frequenze operative, nonostante i processori Core di Intel supportino le memorie Ddr3 fino a 1.600 MHz, è concettualmente possibile sfruttare anche i moduli che operano a velocità superiori mediante tecniche di overclocking. Per questo, però, è necessaria una scheda madre adeguata e spesso il costo aggiuntivo dei componenti hardware non è compensato da un aumento sensibile delle prestazioni. Allo stesso modo, le memorie a bassa latenza spesso non si traducono in differenze rilevanti nell’utilizzo giornaliero del computer. Inoltre, con l’evoluzione dei processi produttivi è attualmente possibile acquistare moduli Dimm a 1.600 MHz con latenza Cas 9 a prezzi concorrenziali. Invece, un fattore che è bene considerare è che il controller di memoria dei processori Core opera in modalità dual channel o quad channel. È quindi preferibile equipaggiare il computer con un numero di moduli Dimm che siano in grado di sfruttare appieno queste modalità operative. Ciò garantirà la massima banda di trasferimento dati e consentirà di ottenere un reale aumento delle prestazioni.
Per quanto riguarda le tensioni di alimentazione, lo standard Jedec prevede che i moduli Ddr3 siano alimentati a 1,5 volt. Spesso, i produttori alzano questo valore per migliorare l’efficienza dei chip di memoria, ottenendo frequenze operative più elevate o tempi di latenza ridotti. Esaminando quindi le specifiche tecniche delle memorie di fascia alta si potrà notare che queste sono alimentate a 1,65 volt o più. Questo dato, però, non è indice di qualità e deve essere valutato con le altre caratteristiche. Infatti, a parità di frequenza operativa e tempi di latenza, sono preferibili memorie che richiedono tensioni inferiori, che impattano positivamente sul risparmio energetico e sulla quantità di calore generata durante il funzionamento. Un discorso a parte meritano le memorie Ddr3 con tensione inferiore a 1,5 volt. Sono disponibili moduli da 1,35 volt (o meno), ma prima di acquistare questi componenti ci si dovrà accertare che la scheda madre li supporti in modo esplicito. Nel dubbio, è preferibile orientarsi verso componenti standard a 1,5 volt.