Il P20 e il P20 Pro, i nuovi smartphone di fascia alta di Huawei, sono stati annunciati il 27 marzo. Il secondo in particolare si candida a diventare uno dei migliori smartphone Android presenti sul mercato per qualità, potenza e in particolare per una fotocamera che sulla carta è estremamente evoluta. Il prezzo al lancio è di 899 euro; non sono affatto pochi, neanche per un top di gamma come questo; forse conviene aspettare le offerte degli operatori per averlo con un abbonamento.
Il confronto naturale è con il Huawei Mate 10 Pro, l’attuale flagship della casa cinese, presentato a ottobre 2017. Le dimensioni sono grosso modo paragonabili, il P20 Pro è un millimetro in meno in larghezza nonostante la diagonale dello schermo superiore (6,1 contro 6 pollici). Altezza, spessore e peso sono simili. Il display del P20 Pro è uno splendido Amoled con risoluzione di 2244 x 1080 pixel, di default i colori sono resi con grande vivacità ma dalle impostazioni si può scegliere un tono più naturale (anche se meno d’impatto).
La parte posteriore è in vetro, con una cornice metallica perfettamente a filo e dai bordi arrotondati. Il telaio è perfettamente simmetrico, sia in orizzontale sia in verticale, ed è molto maneggevole.
Non siamo dei grandi fan delle strutture integrali in vetro, perché sono spesso scivolose; il P20 Pro offre un buon grip e non soffre dell’effetto “saponetta”, ma a nostro avviso una cover è praticamente indispensabile perché le fotocamere sporgono parecchio dal telaio. Sono molto più in rilievo rispetto a quelle del Mate 10 Pro.
Sul frontale spicca il notch, la sottile striscia nera che ingombra parte dello schermo e che contiene sensori e fotocamera. È comunque di dimensioni ridotte e non disturba più di tanto, lasciando spazio alle icone di notifica. volendo si può occupare tutta l’area con una striscia nera, mantenendo la posizione delle icone e dell’orologio.
Il P20 Pro condivide con il Mate anche il processore, il potente Kirin 970 octa-core (quattro Cortex-A73 a 2.4 GHz e quattro Cortex-A53 a 1,8 GHz), con ben 6 GB di memoria Ram e 128 Gbyte di storage integrato. Qui trovamo la prima novità, l’assenza dello slot per micro Sd. quindi non si può espandere la memoria; 128 GB comunque dovrebbero essere sufficienti per qualsiasi utilizzo.
Più rilevante invece la mancanza del jack audio per collegare la cuffia o gli auricolari. In dotazione sono forniti sia un adattatore Usb type C/jack sia degli auricolari con microfono da collegare direttamente alla porta Usb. Il telaio è impermeabile secondo le specifiche IP67.
Il Kirin 970 è dotato di NPU (Neural Processing Unit), un componente hardware che accelera le operazioni di intelligenza artificiale. Questo componente è ampiamente sfruttato dalla fotocamera per ottenere effetti molto particolari.
Le fotocamere sono adesso tre. È un sistema abbastanza complesso, che è più semplice da spiegare in forma schematica:
Primaria: Sensore da 40 Mpixel, RGB, obiettivo F/1.8, focale equivalente 27mm;
Secondaria: Sensore da 20 Mpixel, monocromatico, obiettivo F/1.6, focale equivalente 27mm
Zoom: Sensore da 8 Mpixel, RGB, obiettivo F/2.4, focale equivalente 80 mm (zoom 3X).
Di default il software della fotocamera è impostato per scattare foto alla risoluzione di 10 Mpixel, tramite una sorta di interpolazione; solo in questo modo si può sfruttare lo zoom 3X. Impostando a mano i 40 Mpixel si ottengono foto alla risoluzione nativa (7.296 x 5.472) ma non si può usare lo zoom. Abbiamo trovato un setup ideale scattando in modalità automatica a 10 Mpixel e in modalità Pro a 40.
La stabilizzazione ottica funziona ottimamente, così come l’aiuto dell’intelligenza artificiale; in modalità notturna è possibile scattare foto con tempi di esposizione molto lunghi, a mano libera, senza nessun avvertibile effetto mosso. Quest’ultima modalità va provata a fondo, troverete un giudizio approfondito nella recensione completa che uscirà sul numero di maggio di PC Professionale, ma le prime impressioni sono positive.
La fotocamera del Mate 20 Pro è dotato di numerosi altre funzioni evolute come l‘autofocus predittivo, che si accorge se un soggetto è in movimento e tenta di predirne il comportamento in modo da restituire foto sempre a fuoco. Segnaliamo anche la sensibilità equivalente pari a 102.400 ISO, lo zoom ibrido 5X con focale equivalente di 135 mm in aggiunta a quello ottico 3X, un sensore dedicato per misurare la temperatura colore, i video super slow motion a 960 frame al secondo, la composizione assistita della foto tramite algoritmi di IA.
La fotocamera frontale è da 24 Mpixel e ha un effetto di illuminazione variabile: si può cambiare la posizione e l’intensità della fonte di luce come se si fosse in uno studio fotografico.
Tra le alte peculiarità del P20 Pro c’è una capiente batteria da 4.000 mAh e un sensore per il riconoscimento delle impronte estremamente veloce. questo è stato spostato sul frontale, integrato nel tasto Home; chi era abituato al comodo sensore posteriore dovrà cambiare un po’ le abitudini. Non c’è la ricarica wireless, solo quella veloce tramite la tecnologia proprietaria Huawei Supercharge.
In definitiva l’effetto iniziale del P20 Pro è stato molto positivo, sia per quanto riguarda la qualità costruttiva e dei componenti interni, sia per la raffinatezza della fotocamera. In questo smartphone si nota molto bene cosa possono fare degli algoritmi di intelligenza artificiale applicati alla fotografia e si nota anche che un processore dotato di accelerazione hardware di tali compiti può davvero fare la differenza.