IBM, in collaborazione con le aziende Globalfoundries e Samsung, ha sviluppato un processo di produzione dei transistor che consentirà nei prossimi anni di realizzare chip a 5 nanometri.
Si tratta di un’ulteriore passo avanti, rispetto al processo produttivo a 7 nanometri raggiunto meno di due anni fa. IBM è riuscita a integrare ben 30 miliardi di transistor nelle dimensioni di un’unghia, grazie a una nuova tecnica che consente di stratificare le strutture di silicio (nanosheets). In poche parole, ogni transistor è composto da 3 fogli di silicio orizzontali sovrapposti, ciascuno dei quali possiede uno spessore di pochi nanometri e circondato da un gate, che ne impedisce la fuga di elettroni.
Tutta questa tecnologia consente di incrementare, oltre l’efficienza energetica, anche le prestazioni: “Rispetto alla migliore tecnologia a 10 nanometri disponibile sul mercato, i 5 nanometri possono fornire un miglioramento delle prestazioni pari al 40% con gli stessi consumi o un risparmio energetico del 75% con le stesse prestazioni”, ha dichiarato IBM. Questi chip si pensa che possano rispondere alle necessità del cognitive e cloud computing, ma saranno anche alla base di altri settori come automotive, realtà virtuale e dispositivi mobile, ai quali saranno in grado di assicuragli un’autonomia nettamente maggiore.
Si prevede che la produzione dei chip a 5 nanometri inizi intorno al 2020.