Il colosso dei transistor annuncia un corposo piano di investimenti in giro per il mondo, con il completamento di impianti di produzione già avviati e l’inizio dei lavori su nuove strutture. Soddisfare le richieste di un mercato in espansione costa miliardi.
Intel Corporation è costantemente proiettata verso il futuro dei microchip e dei processori per PC, server e qualsiasi altro dispositivo elettronico, e per meglio servire un mercato che, al momento, chiede più di quanto ottiene, la corporation ha pianificato nuovi investimenti sulle proprie “fonderie” in varie parti del mondo. In ballo c’è un business (stimato) da 300 miliardi di dollari per i chip a base di silicio.
Il network produttivo di Intel va preparato all’espansione del business dei semiconduttori al silicio, ha spiegato il vice-presidente senior e general manager della Produzione e delle Operazioni Ann Kelleher, con nuovi impianti in via di realizzazione negli USA, in Europa e in Medio Oriente. Prima dei nuovi lavori, però, la corporation intende completare i lavori sulla sua Fab 42 a Chandler, in Arizona: avviati nel 2011, i lavori di costruzione erano andati in pausa a causa del forte rallentamento delle vendite di CPU per PC. Ora Intel ha investito 7 miliardi di dollari per il completamento dell’impianto e dice di essere a buon punto rispetto ai piani iniziali.
Una volta completata, la Fab 42 servirà a Intel per realizzare chip e CPU con processi produttivi a 22 nanometri, 14nm e 7nm dopo la mezza debacle degli oramai famigerati 10nm. Gli impianti del Nuovo Messico, già funzionanti e operativi, ospiteranno altresì lo sviluppo delle tecnologie dello storage a stato solido e delle memorie di nuova generazione, mentre nuove strutture arriveranno in Oregon, Irlanda e Israele. I lavori di costruzione di questi impianti cominceranno nel 2019 e termineranno – nel migliore dei casi – nei primi anni della prossima decade.
Intel continua dunque a essere un’impresa focalizzata sulla produzione “in casa” di chip e CPU, sebbene le mutate condizioni di mercato impongano un passo che in precedenza non sarebbe forse mai stato compiuto: la corporation dice ora di voler continuare a impiegare in modo “selettivo” le fonderie esterne, come l’onnipresente TSMC, per la produzione di nuovi prodotti ideati per una clientela sempre più diversificata.