Il colosso di Santa Clara ha inglobato una start-up indiana specializzata in chip a basso consumo energetico. Ma l’obiettivo non è il solito SoC: i nuovi ingegneri lavoreranno alla tanto chiacchierata GPU discreta in arrivo nel prossimo futuro.
Con l’obiettivo di rafforzare il team impegnato sul progetto di GPU dedicata già annunciato da tempo, Intel ha in questi giorni acquisito la società indiana Ineda Systems. Gli ingegneri della start-up diverranno parte integrante del personale di Chipzilla, portando tra l’altro in dote l’esperienza pregressa vissuta in AMD dal fondatore Dasaradha Gude.
Ineda è una società di semiconduttori “fabless”, specializzata cioè nella progettazione di chip e sistemi ad alto livello di integrazione (SoC) e bassi consumi energetici. Fondata nel 2011, la start-up ha realizzato prodotti specifici per i gadget indossabili e l’automotive, e ha ricevuto investimenti in capitali di ventura da parte di grandi nomi del settore come Samsung e Qualcomm. Prima di fondare Ineda, Gude era impiegato presso AMD come direttore del business indiano della corporation.
La cifra sborsata da Intel per acquisire la start-up indiana non è stata resa nota, ma quel che è certo è che tutti i e passa ingegneri attualmente impiegati con Ineda verranno tutti messi al lavoro sul progetto di GPU discreta di Santa Clara. Nel commentare l’operazione, Intel ha sottolineato l’importante contributo che il team “esperto in SoC” della start-up indiana potrà fornire per la realizzazione di un chip grafico competitivo.
Intel ha confermato da tempo la volontà di entrare nel business delle GPU dedicate, una sfida con cui dovrà misurarsi anche il nuovo CEO Robert Swan e che dovrebbe portare al debutto dei primi prodotti concreti (per mercati professionale e gaming su PC) entro la fine del 2020. Il feed su Twitter è già stato aperto con (largo) anticipo, mentre le conferme oggettive del fatto che questa volta Intel passerà dalle parole ai fatti (chi ha detto Larrabee?) vengono al momento da una serie di driver per Linux specificatamente pensati per far funzionare “dispositivi in uscita dotati di memoria locale”.