La tecnologia può aiutare a fare importanti passi avanti, anche in ambito medico: l’ultima dimostrazione giunge nella lotta contro la diffusione dei virus – in particolare dell’ebola, dove grazie all’utilizzo di una particolare forma di intelligenza artificiale è possibile individuare le specie di pipistrello che potrebbero essere portatrici di queste pericolose malattie, riducendo la propagazione dei focolai.
La notizia è stata resa nota da Plos Neglected Tropical Diseases, ed è il frutto del lavoro congiunto di tre atenei statunitensi, vale a dire il Cary Institute of Ecosystem Studies a Millbrook (New York), l’Università della Georgia e, infine, l’Università della California: il gruppo di ricercatori è stato coordinato da Barbara Han, e si è occupato di analizzare – da diversi punti di vista – 21 specie di pipistrelli già individui come vettori dell’infezione.
Dopo aver analizzato gli animali dal punto di vista delle peculiarità ecologiche, della loro fisiologia e dei cicli di vita, i ricercatori sono riusciti ad elaborare dei profili di rischio, che sono poi stati utilizzati per creare un’intelligenza artificiale capace di considerare 57 differenti variabili (tra le quali l’alimentazione, la riproduzione e gli spostamenti) e in grado di individuare i pipistrelli portatori dell’ebola nell’87 percento dei casi.
Attraverso questa ricerca, è stato possibile rimarcare come le specie più a rischio provengano dall’area dell’Africa sub sahariana, sebbene esistano anche specie dell’America Centrale e Latina, nonché dell’area dell’Asia sud-orientale: in quest’ultimo caso, è emerso come si trovino 26 specie di pipistrelli, distribuite tra Thailandia, Birmania, Malesia, Vietnam e India del Nord, che costituiscono una minaccia.