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La SIAE vuole tassare anche computer e cellulari

silvia.ponzio | 14 Dicembre 2009

Vi ricordate dell’equo compenso introdotto in Italia nel 2003 sull’acquisto di tutti i supporti e sistemi di registrazione, dai Cd […]

Vi ricordate dell’equo compenso introdotto in Italia nel 2003 sull’acquisto di tutti i supporti e sistemi di registrazione, dai Cd e Dvd vergini ai videoregistratori e masterizzatori, destinato a compensare gli autori delle opere (musicali e cinematografiche) riprodotte per uso privato?La SIAE vuole tassare anche computer e cellulari

Pare che l’idea di un “canone” SIAE sugli abbonamenti Adsl e banda larga mobile non sia l’unico progetto che la Società  Italiana degli Autori ed Editori abbia in mente per il 2010 perché nel mirino ci sarebbero anche computer e cellulari.

L’annuncio è arrivato da Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, nonché presidente di Asstel (l’associazione che rappresenta le imprese operanti nell’ambito delle telecomunicazioni), in occasione della giornata organizzata dalla Fondazione Ugo Bordoni per il centenario della consegna del premio Nobel a Guglielmo Marconi.

L’equo compenso, che già  si applica sull’acquisto di apparati per la duplicazione di contenuti, attualmente frutta un gettito di 60 milioni di euro. La SIAE, afferma Parisi, vorrebbe estendere questo “contributo” anche a Pc e cellulari fino a 2,5 euro per terminale. “Noi come Asstel“, continua Parisi, “siamo fortemente contrari perché si tratta di apparati che nulla hanno a che vedere con il copyright. Ci sembra un modo di tassare l’industria dell’ICT, mentre l’industria dei contenuti deve trovare da sola il modo di essere retribuita“.

La SIAE, in una nota ufficiale, tiene a precisare che quello che versiamo per la copia privata non è “una tassa, ma una remunerazione per il lavoro di autori, editori, produttori, artisti interpreti” e “non riadeguare le tariffe per questo diritto e non rapportarle alle nuove tecnologie, significa penalizzare fortemente l’intera industria italiana dei contenuti.” E se la prende anche con “l’estrema approssimazione con la quale Stefano Parisi, persona informata e qualificata, affronta la questione della copia privata.”

La parola finale spetta al Ministero dei Beni culturali che, con questa “manovra”, potrebbe generare un introito di circa 200 milioni di euro, volti a risanare proprio i conti della Società  Italiana degli Autori ed Editori.