La legge copyright è stata approvata dal Parlamento Europeo. Ecco cos’è, cosa prevede la riforma e cosa cambierà per il web.
La la direttiva sulla legge copyright è stata ufficialmente approvata dal Parlamento Europeo. Nonostante le proteste e i dissensi, anche da parte di realtà come Wikipedia Italia, la riforma è passata. L’obiettivo è quello di tutelare chi crea contenuto e spesso si ritrova a subire un furto del proprio materiale artistico e intellettuale. “Approvata la direttiva #copyright. Difendiamo la creatività italiana ed europea e i posti di lavoro. #CopyrightDirective #direttivacopyright#dirittodautore” ha dichiarato su Twitter Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo. Il voto si è concluso con una leggera maggioranza da parte dei favorevoli: 348 sì, 274 no e 36 astenuti.
AGGIORNAMENTO 15/04/2019: Voto definitivo oggi per la legge sul copyright. Nonostante il voto contrario dell’Italia, insieme a quello della Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la riforma del copyright che diventerà legge. Sarà responsabilità degli Stati membri farla entrare in vigore entro due anni.
Il 12 settembre 2018 segna una data importante per il mondo del web e del diritto d’autore. Il Parlamento europeo ha raggiunto un primo accordo riguardo la legge copyright di cui si era già parlato nel cuore della scorsa estate. Dopo averne discusso a lungo oggi il voto: 438 a favore, 226 contrari e 39 astensioni. “La direttiva sul diritto d’autore è una vittoria per tutti i cittadini”, ha commentato su Twitter Antonio Tajani. “Oggi il Parlamento europeo ha scelto di difendere la cultura e la creatività europea e italiana, mettendo fine al far-west digitale.” Ma cerchiamo di fare chiarezza su cosa prevede la legge copyright.
Legge copyright cos’è e cosa prevede la riforma
L’europarlamentare tedesco Axel Voss ha voluto in primis la legge copyright con l’obiettivo di proteggere il diritto d’autore. Prima della sua approvazione però è stato necessario apportare qualche modifica. Per questo, lo scorso 5 luglio il voto fu rimandato al 12 settembre. In particolare a far discutere erano gli articoli 11 e 13, attaccati da coloro che sostengono con fermezza la libertà in rete.
Ma entriamo più nel dettaglio.
Cosa prevede articolo 11 della riforma sul copyright
Secondo quanto previsto dall’articolo 11 i motori di ricerca e i social network saranno obbligati a pagare gli autori dei contenuti condivisi sulle loro piattaforme. Questo coinvolge in particolar modo le notizie, la cui semplice condivisione da oggi dovrà essere remunerata. Non ci si ferma quindi solo al diritto d’autore sul testo, ma anche al diritto d’autore sulla presentazione di esso, la cosiddetta anteprima formata da titolo, cappello ed eventuale immagine. L’articolo 11 specifica anche che le enciclopedie online che non hanno fini commerciali (come Wikipedia) saranno escluse dal rispettare tale articolo. Lo stesso discorso vale per gli snippet di anteprima nella ricerca Google, le gif e i collage con fine ironico.
Cosa prevede articolo 13 della riforma sul copyright
L’articolo 13 della legge copyright introduce l’obbligo alle piattaforme web di utilizzare dei filtri per il controllo del caricamento dei contenuti. Stavolta ad essere coinvolta è anche Wikipedia che, come le altre piattaforme, dovrà controllare la pubblicazione dei contenuti protetti da copyright. Quest’articolo in particolare è tuttora soggetto a grandi discussioni. Secondo Wikipedia esso rischia di compromettere la libera circolazione dei contenuti sul web. In molti temono anche che l’articolo possa limitare la libera espressione da parte degli utenti. Molto spesso, infatti, proprio su Internet si usano citazioni, meme e immagini coperti dal diritto d’autore.
A tal proposito, Luigi Di Maio si è mostrato assolutamente contrario. “Una vergogna tutta Europa.” Con queste parole il ministro del lavoro ha esordito esponendo il suo pensiero sulla legge copyright con un lungo post su Facebook. “Stiamo entrando ufficialmente in uno scenario da Grande Fratello di Orwell. […] D’ora in poi, secondo l’Europa, i tuoi contenuti sui social potrebbero essere pubblici solo se superano il vaglio dei super censori.”
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