Dal 24 aprile Apple Watch è finalmente disponibile sul mercato statunitense, e secondo le iniziali previsioni degli analisti dovrebbe affermarsi come un successo sin dalle prime settimane. L’orologio della casa di Cupertino è insomma destinato a divenire l’ennesimo prodotto cult e di tendenza, complice la cura al design e la disponibilità in numerose configurazioni che gli permettono di non sfigurare al fianco di orologi classici acquistabili in gioielleria. Uno smartwatch bello ed elegante, insomma, ma anche un dispositivo che sin dal suo lancio potrà contare su una vasta gamma di app dedicate che permetteranno non solo di interagire al meglio con iPhone, ma anche di usufruire di una serie di funzioni sempre più variegate.
Basteranno queste caratteristiche a far emergere Apple Watch nel mercato, giovane ma già affollato, degli smartwatch e, soprattutto, a giustificare il prezzo di ingresso non certo popolare (si parte dai 350 dollari)? La risposta alla prima domanda è certamente positiva: Apple Watch è destinato a distinguersi per il semplice fatto di essere l’unico pienamente compatibile con iPhone, il singolo terminale di maggior successo al mondo in ambito smartphone. Più complesso è rispondere alla seconda questione: oggi Apple Watch non offre molto di più di quanto facciano gli smartwatch Android.
Su queste pagine abbiamo più volte sostenuto come questi apparati siano comodi ed efficaci gadget, ma difficilmente valgono più di 200 euro. Il discorso vale a maggior ragione per il dispositivo Apple, che tra l’altro sembra non essere esente da difetti strutturali, su tutti una durata della batteria tutt’altro che entusiasmante e alcuni problemi di comunicazione con iPhone. Difetti tipici dei prodotti di prima generazione (alcuni certamente risolvibili attraverso opportuni aggiornamenti software) ma che ci spingono ancora una volta a consigliare prudenza: dopo qualche mese sul mercato le prospettive sullo smartwatch di Cupertino saranno più chiare. Questa volta attendere potrebbe essere la scelta migliore, anche per un prodotto Apple.
Simone Zanardi