Mac OS X compie undici anni e assimila alcune esperienze di utilizzo di iOs, modificando la propria interfaccia utente. In attesa di iCloud…
Il riferimento circolare è un errore che inquieta generazioni di programmatori: si verifica quando in una formula si fa in qualche modo riferimento alla formula stessa, rendendo impossibile la valutazione dei dati. Eppure Steve Jobs è riuscito a utilizzare un riferimento circolare, senza spaventare gli sviluppatori, proprio per la presentazione di Lion, Mac OS X 10.7. Secondo la sua visione la migrazione del sistema operativo desktop verso la piattaforma mobile (iPhone prima, iPad dopo) ha fatto guadagnare in pochi anni nuove funzionalità e semplicità di utilizzo a OS X, che ora diventano patrimonio dalla versione desktop, dove il viaggio era iniziato. Back to the Mac.
Snow Leopard, la release 10.6 di Mac OS X, era un’evoluzione del sistema che racchiudeva numerose migliorie invisibili e nessuna variazione stravolgente dell’interfaccia utente (le zero new features). Lion, invece, rinnova ed evolve l’aspetto del sistema, introducendo su desktop e notebook modalità di utilizzo tipiche dell’ambiente mobile di casa Apple, iOs. Le motivazioni di questa scelta sono intuibili: da un punto di vista commerciale fa gola l’elevato numero di utenti che iOs ha saputo conquistare tramite iPhone, iPod Touch e iPad, in buona parte potenziali nuovi acquirenti di sistemi OS X; da un punto di vista più tecnologico, iOs e OS X condividono radici comuni, gli stessi ambienti di sviluppo e buona parte del framework Cocoa, un avvicinamento dei due mondi era quanto meno atteso. La scommessa sul piano pratico è se l’utenza (nuova o fedele che sia) apprezzerà o meno operare su desktop e notebook con le modalità di interazione concepite per dispositivi ben diversi. Un territorio nuovo in cui il Lion di Apple può cacciare indisturbato, in cima alla catena alimentare, nella speranza di trovare prede appetibili.
Installazione
Lion non è distribuito in forma fisica, ma va acquistato e scaricato direttamente dall’App Store al prezzo di 23.99 euro. A partire da settembre sarà disponibile anche sotto forma di chiavetta Usb a 59 euro. Lion è installabile solo sui Mac che utilizzano processori Intel a 64 bit (quindi dal Core 2 Duo fino agli ultimi i5 e i7, passando per gli Xeon), con almeno 2 GByte di Ram e Snow Leopard preinstallato a partire dalla versione 10.6.6.
Se contate di utilizzare le funzioni di BootCamp vengono conservate e funzionano correttamente le installazioni già esistenti di Windows XP SP2, Vista o Windows 7, ma se dovete installare Windows da zero viene ufficialmente accettata solo la versione 7. L’Assistente Migrazione da questa edizione è in grado di importare contatti, account di posta, applicazioni, bookmark, file dati e varie impostazioni non solo da precedenti edizioni di Mac OS ma anche da Windows (dati di Outlook compresi).
La decisione di offrire solo una forma elettronica di distribuzione implica diverse limitazioni: la disponibilità di una connessione a banda sufficientemente larga per non richiedere tempi eccessivi di download, l’incrementata complessità dell’installazione di un sistema operativo, l’assenza di un supporto fisico a cui ricorrere in caso di emergenze. Le dimensioni dell’installer sono attorno ai 3,5 GByte, quindi con tempi di trasferimento di norma accettabili con una Adsl domestica. Se non si ha accesso a una connessione broadband si può ricorrere a un’installazione effettuata senza variazioni di prezzo presso un Apple Store (purtroppo la capillarità degli Store nel nostro paese non è pari a quella statunitense) o ricorrere alla versione su chiavetta Usb non appena disponibile. La procedura di installazione è in realtà semplice: bastano due clic, il primo sul bottone Acquista nell’App Store, il secondo al termine del download sul bottone Installa. Trattandosi dell’installazione di un intero sistema operativo dubitiamo che si possa ridurre il numero di passaggi nelle prossime versioni, ma forse Apple ci sorprenderà .
Alla mancanza del supporto fisico è stato trovato un parziale rimedio seguendo due strade complementari. In fase di installazione Lion crea sul disco una nuova partizione invisibile chiamata Recovery HD, dalle dimensioni di circa 654,4 MByte che contiene i file necessari per un boot di emergenza, una serie di utility (indispensabili il Terminale e Utility Disco) e il browser Safari. La partizione non appare sulla scrivania del Finder e non si vede nemmeno da Utility Disco ma è possibile avviare il Mac partendo da essa con la scorciatoia Mela-R in fase di accensione del sistema. La partizione di emergenza mette quindi a disposizione i tool con cui tentare un recupero dei dati o una riparazione del volume danneggiato, cercare aiuto in rete con Safari, ripristinare i dati da un backup di Time Machine o reinstallare Mac OS X. In teoria la partizione invisibile può essere rimossa da Terminale, con il comando diskutil, per recuperare spazio, magari prezioso su SSD di piccole dimensioni, ma in questo modo, avverte Apple, non sarete più in grado di usare la cifratura del disco con FileVault2, di cui ci occuperemo più avanti.
Tutti questi accorgimenti per quanto saggiamente implementati non offrono difese in caso di un guasto fisico al disco, che renda inaccessibile anche la partizione di emergenza. La seconda strada intrapresa da Apple per tutelare la sicurezza passa da Internet, e più precisamente dalla funzione Lion Internet Recovery (www.apple.com /it/macosx/recovery/). Se all’accensione del Mac non si trova nessun volume di boot valido viene lanciata un’utility che prima effettua automaticamente un test del disco e della Ram per escludere guasti all’hardware, poi visualizza un box di dialogo dal quale selezionare una connessione Internet (Wi-Fi o Ethernet) per raggiungere il servizio remoto di Recovery. Quest’ultimo offre le stesse opzioni della versione su partizione nascosta tra cui la reinstallazione del sistema operativo.
Pecca non trascurabile: la funzione è ‘built-in’ solo nei nuovi Mac a partire dagli Air e Mini presentati a luglio 2011, a chi ha modelli precedenti suggeriamo di conservare una copia dei file di installazione di Lion acquistati su App Store e creare un volume di ripristino su chiavetta Usb (la procedura è descritta sul sito di Apple all’indirizzo support. apple.com/kb /HT4718).
Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 246 – settembre 2011