Mobilità , social networking, cloud. I nuovi paradigmi di Internet modificano il modo con cui si comunica e si collabora sulla Rete. Le tecnologie e i protocolli si devono adattare per rispondere alle esigenze di utenti e dispositivi. Scopriamo come.
di Simone Zanardi
Oggi si fa un gran parlare di dispositivi mobili e di come il mondo dell’informatica stia cambiando grazie all’avvento di una nuova generazione di terminali pronta a soppiantare il personal computer tradizionale. Nessuno manca di sottolineare che per loro stessa natura questi apparati perderebbero gran parte delle loro funzionalità se non potessero contare su un accesso costante a Internet, sia perché la comunicazione sulla Rete ha ormai assunto un ruolo di primo piano nella vita di tutti noi sia perché i dati di cui usufruiamo sono sempre meno residenti in locale ma vengono conservati online, sul cloud. Parlando di dispositivi da un lato e di servizi Internet dall’altro si rischia di dimenticare le tecnologie e i protocolli di rete che stanno alla base della connettività dei nostri dispositivi.
Le tecnologie di accesso alla Rete e i protocolli che ne gestiscono le comunicazioni sono in continua evoluzione, per meglio rispondere alle esigenze sempre più pressanti di un mercato che muta rapidamente. Pensiamo ad esempio al fenomeno del Web 2.0: con l’aumento dell’interazione tra la Rete e gli utenti, si rendono necessarie connessioni non solo veloci in termini di capacità di download, ma anche in grado di fornire una buona banda per l’upload di file verso la rete. Inoltre, i tempi di latenza diventano ancora più determinanti per fornire un’esperienza di accesso agevole ed efficace.
Naturale mutazione del Web 2.0 è stato l’affermarsi delle reti sociali, capeggiate da Facebook insieme a Twitter e Google+, solo per citare quelle di carattere “generalista”. I social network stanno soppiantando in larghe fasce di popolazione i sistemi di messaggistica elettronica tradizionale (Sms, e-mail e chat) e persino i raccoglitori di contenuti generati dagli utenti. Sempre più ragazzi, ad esempio, sfruttano Facebook come blog personale.
Se con il Web 2.0 gli utenti generano i contenuti da pubblicare sul Web, l’avvento del Cloud Computing spinge verso un’ulteriore cambiamento dell’approccio a Internet. Applicazioni, infrastrutture informatiche e persino interi computer virtuali sono ospitati dalla Rete e quindi forniti all’utente, come servizio, quando questi li richiede. Insieme alla mole di dati da trasferire, cresce l’importanza della rapidità di accesso, della sicurezza nelle comunicazioni e dell’affidabilità delle medesime. Non è un caso che Google, uno dei principali promotori del cloud, stia sviluppando come vedremo dei protocolli che rendono il Web più rapido e sicuro.
Da ultimo, la spinta alla convergenza delle reti porta su Internet tipologie di traffico per cui la Rete non era stata originariamente progettata: telefonia e streaming video, anche in diretta, richiedono una Qualità di Servizio che permetta trasmissioni prive di ritardi mantenendo la struttura del flusso, senza che questo comporti al contempo un’eccessiva perdita di dati che comprometterebbe l’intelligibilità dell’informazione.
Le reti si devono quindi adeguare sia sul fronte dell’accesso utente sia nella loro struttura centrale, in modo da gestire differenti livelli di priorità sul traffico in transito e privilegiare le trasmissioni di carattere sincrono rispetto alle applicazioni Internet tradizionali che sono invece asincrone.
Tutte queste problematiche, già difficili da gestire in sé, si presentano poi in un’epoca in cui gli accessi a Internet sono sempre più caratterizzati dalla mobilità dei dispositivi. Smartphone e tablet hanno cambiato radicalmente non solo il form-factor dei terminali online, ma anche il modo con cui l’utente interagisce con la rete. Non è un caso che per la maggior parte delle pagine questo articolo ci concentreremo su tecnologie di accesso e comunicazione wireless, le uniche che possono garantire un accesso costante a Internet anche quando si è lontani da casa o dall’ufficio, fermi o in movimento.
Le reti non si devono occupare solo dei terminali gestiti direttamente dagli utenti. Se è vero che nel futuro prossimo assisteremo all’affermarsi sempre più deciso dell’Internet delle cose, allora saranno sempre più numerosi gli oggetti (inter) connessi. Elettrodomestici, accessori, vestiti, chiavi intelligenti, carte di credito; tutto diventa potenzialmente un dispositivo Internet in grado di generare traffico.
Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 248 – novembre 2011