Da qualche anno ormai i servizi di cloud storage hanno saputo ritagliarsi uno spazio crescente nella vita quotidiana degli utenti, sia in ambito lavorativo sia nella quotidianità . Il cloud storage è stata la risposta naturale alla crescita nel numero e nella varietà di dispositivi utilizzati, il modo più semplice e intuitivo per accedere a tutte le informazioni e ai documenti più importanti da qualsiasi computer e dispositivo mobile. Negli ultimi tempi le differenze nella dotazione di funzioni e nell’usabilità si sono assottigliate, tanto da rendere i principali concorrenti del settore sempre più simili tra loro. Ma simili non significa identici: ancora oggi, infatti, ciascuno dei protagonisti di questo settore mantiene alcune specificità che lo rendono più o meno adatto a determinate tipologie di utenti e scenari d’uso. Nelle prossime pagine scopriremo lo stato dell’arte, analizzeremo i principali servizi di questo mercato e li confronteremo con le offerte specializzate che si stanno affiancando ai cloud storage generalisti.
di Dario Orlandi
Il successo dei servizi di cloud storage personali è in qualche modo analogo all’avvento dei grandi provider di Webmail: in entrambi i casi le nuove tecnologie risolvono (o per lo meno mitigano) le molte criticità emerse negli ultimi anni con la proliferazione dei dispositivi personali. Oggi, infatti, la maggior parte degli utenti utilizza quotidianamente tre o quattro device diversi: un computer a casa, uno al lavoro, uno smartphone e spesso anche un tablet. In uno scenario simile la memorizzazione locale delle informazioni risulta molto spesso un limite inaccettabile: come è impensabile scaricare le mail in parte sul telefono, in parte sul computer, e non poter accedere allo stesso archivio da tutti i dispositivi, così è sempre più scomodo avere i documenti, le immagini e i filmati sparsi tra più dispositivi, senza un meccanismo che ne consenta la sincronizzazione e l’aggiornamento automatico. Proprio questa è la funzione principale svolta dai servizi di cloud storage personali, archivi remoti capaci di ricevere i file locali per propagarli poi automaticamente a tutti gli altri dispositivi legati allo stesso account, cioè utilizzati dalla stessa persona. Anche nella loro forma più semplice, i servizi di cloud storage possono evitare di dover spostare i file e i documenti personali da un dispositivo all’altro: la sera, dopo averlo controllato un’ultima volta, si salva un documento sul computer di casa, e il mattino dopo la versione più recente sarà disponibile anche sul Pc dell’ufficio, pochi istanti dopo averlo acceso.
L’efficacia del cloud storage dipende dalla presenza e dalla qualità della connessione a Internet: per poter accedere ai documenti remoti bisogna collegarsi alla Rete, e per ottenere una sincronizzazione rapida e trasparente, senza dover temere che qualche file non sia stato caricato nel cloud, serve anche un collegamento ragionevolmente veloce. Cruciale, in particolare, è la velocità di upload, un dato che di solito non viene considerato con la dovuta attenzione e che rappresenta il tallone d’Achille di quasi tutte le offerte di connettività per l’utenza consumer. Da questo punto di vista il nostro Paese si trova ancora nelle posizioni di retroguardia, se si eccettuano alcune grandi aree urbane in cui i provider hanno posato infrastrutture moderne e hanno finalmente iniziato a farsi concorrenza offrendo al pubblico connessioni ad altissima velocità , spesso basate su fibra ottica.
La qualità della connessione è determinante se ci sono molti documenti da trasferire, oppure se la loro dimensione è consistente (per esempio nel caso di video o immagini ad alta risoluzione); chi invece lavora prevalentemente con programmi come Word o Excel dovrà preoccuparsi molto meno, e potrà ottenere un’esperienza d’uso gradevole anche quando si appoggia a un accesso a Internet non ottimale.
Questo fattore è quindi molto più importante negli scenari di backup remoto rispetto a quelli di cloud storage tradizionali. Si tratta di due applicazioni molto simili tra loro, e teoricamente sovrapponibili; nulla, infatti, vieta di utilizzare una cartella sincronizzata come destinazione di un programma di backup qualsiasi, ma l’implementazione e la struttura commerciale dei servizi di cloud storage tradizionali non sono sempre adatti a questo scopo. Per un backup completo, infatti, serve molto spazio, e le offerte dei principali provider sono piuttosto conservative: lo spazio disponibile è più che sufficiente per duplicare il contenuto della cartella Documenti o per condividere una piccola raccolta di file multimediali, ma è decisamente troppo poco per ospitare una copia dell’intero hard disk. Anche il meccanismo di funzionamento degli strumenti di backup non è ottimizzato per la sincronizzazione in remoto: i tool possono creare file e poi cancellare temporanei, che vengono individuati dall’agente di sincronizzazione e caricati in remoto, solo per essere eliminati qualche minuto più tardi. Nella pratica quotidiana, il backup sul cloud è quindi un settore distinto rispetto allo storage generale; simile nei concetti teorici di base, ma diverso nell’implementazione pratica. Per maggiori informazioni, si veda il box Il backup nel cloud. (…)
Trovi l’articolo completo su PC Professionale di giugno 2016