Lo scorso 12 novembre, Google ha annunciato un’importante novità nell’offerta di Foto, il servizio di archiviazione per immagini e video basato sul cloud che era stato lanciato cinque anni or sono con la promessa di garantire uno spazio di archiviazione illimitato per le foto e i video, a patto di accettare una leggera ricompressione. Ebbene, dal 1 giugno del prossimo anno lo spazio di archiviazione non sarà più illimitato: ogni nuova immagine e video caricato nel cloud sarà conteggiato nell’ingombro complessivo dei dati memorizzati da ciascun utente.
Da giugno 2021, tutto in 15 GB (ma solo per i nuovi file)
Lo spazio di archiviazione offerto gratuitamente da Google è pari a 15 Gbyte, ma va condiviso anche con l’archivio di Gmail, i file salvati in Google Drive e tutti gli altri servizi del colosso di Mountain View. A proposito: anche i documenti della suite di produttività online di Google (Documenti, Fogli e Presentazioni), finora esclusi dalla contabilità dello spazio (non hanno neppure un “peso” quantificato in byte), entreranno nel computo. La novità si applicherà solo ai file nuovi o modificati a partire dal primo giugno: non si rischia, quindi, di vedere lo spazio di memorizzazione disponibile esaurirsi improvvisamente, da un giorno all’altro.
Ma questo annuncio, che è stato comunicato via mail ed è ben evidenziato anche nell’interfaccia del servizio, resta comunque una brutta, bruttissima notizia per milioni di utenti. Google ha giustificato questa decisione fornendo dati – oggettivamente impressionanti – sulla crescita impetuosa nell’utilizzo, sottolineando come ogni settimana vengano caricati su Google Foto 28 miliardi di nuovi contenuti. Gestire un archivio così ampio porta indubbiamente con sé costi enormi, e la crescita degli utenti rende l’onere sempre più gravoso. Ma è difficile pensare che a Mountain View non avessero previsto l’interesse suscitato da Google Foto. Rappresentava infatti un’offerta gratuita e illimitata in un settore in cui, all’epoca, lo spazio di archiviazione remoto era poco, costoso e anche piuttosto laborioso da utilizzare.
Cinque anni per sbaragliare la concorrenza
Cinque anni sono un periodo di tempo molto lungo, un’era geologica nel settore dell’informatica: molte cose possono cambiare e adottare strategie di business su un orizzonte così lungo richiede doti quasi divinatorie. È quindi difficile dare troppo credito ai complottisti, che hanno individuato nella mossa di Google il compimento di un piano malvagio ordito fin dal principio. Ma è comunque un dato di fatto che grazie alla sua offerta l’azienda ha sbaragliato la concorrenza, eliminato o ridotto a prodotti di nicchia i potenziali concorrenti e ottenuto qualcosa di molto vicino a un monopolio.
Questo inaridimento del settore rende molto più difficile trovare un’alternativa che possa garantire un’usabilità e una dotazione di funzioni simile, anche se siamo certi che qualcuno dei concorrenti coglierà l’occasione per tentare di raccogliere una parte degli scontenti; ma se una porzione degli utenti deciderà di trasferire le sue immagini e i suoi video (un’operazione tra l’altro non banale dal punto di vista tecnico, se le foto e i filmati sono numerosi), molti altri ingoieranno invece il boccone amaro e decideranno di ampliare lo storage disponibile cedendo alle lusinghe di Google One, che parte da 19,99 euro all’anno per 100 Gbyte.