Le fotocamere, dalla reflex professionale alla compatta entry level, sono strumenti mediamente delicati, sia dal punto di vista meccanico che sotto l’aspetto ottico. Anche se sono progettate e assemblate per un utilizzo sul campo, all’aperto (e quindi dotate di un livello minimo di protezione) esistono alcune precauzioni e buone abitudini che consentono di salvaguardare le fotocamere, allungandone la vita utile e mantenendole sempre in perfetta forma. Si tratta per lo più di azioni semplici, quasi scontate, ma che portano, se seguite con continuità , a risultati facilmente osservabili. Iniziamo a individuare quali sono i principali pericoli sempre in agguato. Lo sporco (polvere, schizzi, ecc…) e gli urti sono i rischi maggiori in cui è facile incappare, ma quando si utilizza una fotocamera per molto tempo, anche l’usura di alcune parti potrebbe minare l’affidabilità . Sembrerà banale, ma proteggere la fotocamera da polvere e sporco è la prima precauzione da applicare, sempre.
di Valerio Pardi
Per cercare di capire meglio come operare, facciamo qualche breve esempio. Chi possiede una compatta la vorrà sempre a portata di mano, per poter scattare in ogni situazione. E questo tipo di fotocamera, proprio per le sue dimensioni, si presta a essere tenuta in tasca. Di norma questa procedura sarebbe corretta, tuttavia ci sono alcuni aspetti da tenere in considerazione. è vero che una tasca funge da protezione per la fotocamera, ma non deve essere troppo stretta, altrimenti la pressione potrebbe danneggiare i comandi posti sul corpo macchina. La fotocamera dovrebbe inoltre avere la tasca in esclusiva e non in condivisione con altri oggetti. La presenza di chiavi, monete o di uno smartphone potrebbe infatti rovinare il rivestimento o il display. Infine la tasca deve essere accuratamente pulita. Infatti polvere o altri residui, presenza tutt’altro che rara nelle tasche di pantaloni e giacche, alla lunga potrebbe infilarsi nella fotocamera attraverso gli spazi del movimento telescopico dell’obiettivo rientrante, o del vano flash o delle schede di memoria/batteria, rischiando così di bloccare irrimediabilmente i meccanismi interni.
Chi, invece, possiede da tempo una reflex o una mirrorless avrà notato sulle immagini scattate delle piccole macchioline scure leggermente sfocate, visibili soprattutto nelle aree di colore uniforme. Si tratta di granelli di polvere che con il tempo vanno a depositarsi sul sensore (più correttamente, sui filtri posti davanti al sensore stesso). La loro provenienza principale arriva dal bocchettone di innesto ottiche, durante il cambio dell’ottica. In questa operazione è facile che un po’ di sporco entri nel vano del sensore, finendo alla lunga sul sensore stesso. Le fotocamere mirrorless sono tendenzialmente più inclini ad accumulare polvere sul sensore, poiché non vi è il mirror box, presente invece nelle reflex, che protegge il sensore durante la sostituzione delle ottiche. Può succedere però che della polvere compaia anche se non si è mai sostituito l’obiettivo. Gli obiettivi infatti non sono “ermetici”: soprattutto le ottiche zoom, durante il movimento di escursione focale, creano delle depressioni che aspirano letteralmente l’aria dall’esterno all’interno dell’ottica insieme a eventuali impurità .
Lo sporco può finire tra le lenti o sul sensore. Non preoccupiamoci però della polvere che si può osservare tra le lenti: essendo lontana dal piano focale non inciderà minimamente sulle fotografie scattate con quel obiettivo. La polvere sul sensore invece sarà molto più visibile e pertanto è bene cercare di evitare che si depositi. La presenza di corpi estranei sul sensore può essere messa in evidenza anche dal tipo di obiettivo utilizzato e dalle impostazioni di scatto. Un’ottica tele e un diaframma piuttosto chiuso renderà le eventuali impurità presenti sopra il sensore molto evidenti, come macchioline scure dai contorni abbastanza definiti. Un’ottica grandangolare e/o un’apertura del diaframma elevata (f/1,4 o f/2) invece nasconderanno la presenza di sporco. Per verificare lo stato di pulizia del sensore la tecnica più semplice è quella di montare l’ottica con la focale più lunga a disposizione (almeno superiore a 105mm equivalenti), impostare un diaframma molto chiuso (f/16 o anche oltre), sfocare e scattare inquadrando una superficie uniforme. L’immagine così ottenuta mostrerà in modo piuttosto evidente la disposizione di eventuale sporco sulla superficie del sensore. (…)
Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 274