Successivo

Magazine

Fotoritocchi da professionisti con i livelli

Redazione | 9 Ottobre 2014

Preview

Un grafico professionista considera i livelli (layer in inglese) alla stessa stregua del mouse, della tastiera e della tavoletta grafica: […]

106-116_Art_Layers_283

Un grafico professionista considera i livelli (layer in inglese) alla stessa stregua del mouse, della tastiera e della tavoletta grafica: uno strumento ovvio e d’uso quotidiano. Al contrario, un semplice appassionato di fotoritocco tende a non sfruttarli, perché non vuole complicarsi la vita o magari perché proprio non sa come impiegarli. In effetti è un peccato non ricorrere a questa potente funzione dei programmi per l’elaborazione grafica: le possibilità  operative che offrono sono molte, inoltre senza i livelli i lavori di fotoritocco più sofisticati sarebbero complicatissimi, se non addirittura impossibili. In un software per il fotoritocco e l’elaborazione grafica i livelli sono come fogli trasparenti, che si sovrappongono uno sull’altro sul documento originale e possono sia essere scambiati di posto sia resi visibili o invisibili (in gergo si usa dire accesi e spenti, rispettivamente).

di Nicola Martello

ICON_EDICOLAI layer possono contenere non solo elementi grafici, testi e maschere ma anche filtri che modificano tutto quello che si trova al di sotto. È facile capire quindi che le possibilità  sono veramente notevoli: i livelli sono sempre accessibili, spostabili e modificabili a volontà  e sono quindi ideali per costruire documenti complessi. Per esempio, supponiamo di voler ritoccare una parte dell’immagine e di accorgerci, dopo aver compiuto numerose modifiche, che il risultato non è quello sperato. Per annullare il lavoro fatto dobbiamo quindi ricorrere all’Undo, che però è di solito limitato a poche decine di passi (10, 20 o più raramente 30). Se le operazioni che abbiamo compiuto superano questo numero, il documento non è più ripristinabile a meno di chiuderlo senza salvarlo e riaprirlo, con la conseguente perdita delle modifiche che andavano bene. Se invece copiamo la parte da modificare (o anche l’intero documento) su un nuovo livello, potremo compiere tutte le operazioni che vogliamo, con la certezza di poter tornare sempre indietro: in qualsiasi momento basta eliminare o spegnere il layer elaborato per rivedere subito l’immagine originale.

Ma questo è solo l’inizio. I livelli sono sovrapponibili in diversi modi, ovvero in base ad algoritmi che non si limitano a sostituire il pixel inferiore con il corrispondente superiore, ma possono sommarne i valori Rgb, moltiplicarli, dividerli, sottrarli, oppure possono rendere visibili i singoli punti solo se sono più chiari o più scuri di quelli sottostanti. Le modalità  di sovrapposizione sono molte e permettono di ottenere risultati interessanti, anche sorprendenti e inaspettati, e quando si è alla ricerca di qualche effetto visivo originale vale la pena passarle in rassegna tutte, bastano pochi clic e l’operazione è in tempo reale. Va detto che sono poche quelle usate comunemente: dopo Normale, Moltiplica è probabilmente la più sfruttata, seguita dalle Se più scuro e Se più chiaro (per una breve descrizione del loro intervento vedete la tabella di questo articolo). Alcuni programmi usano nomi diversi per gli algoritmi di sovrapposizione, e anche per questo è una buona idea provarli tutti, per comprenderne l’effetto. Anche l’opacità  di un layer può avere può essere gestita in maniera differente nei vari software. Nella maggior parte dei programmi, comunque, la denominazione è proprio Opacità : al 100% il livello è totalmente opaco, per diventare sempre più trasparente man mano che questo parametro si avvicina allo zero.

Un’altra caratteristica importante dei layer è la possibilità  di agire come filtri veri e propri, che modificano tutto quello che si trova sotto di essi. I software moderni consentono infatti di applicare una regolazione all’intero livello, ad esempio per cambiare la saturazione o il bilanciamento cromatico, e poi aggiungere al di sopra altri livelli che rimarranno inalterati. Il bello è che si può ritornare in qualsiasi momento alle regolazioni del filtro applicato al livello e aggiustarlo di nuovo a volontà , magari per integrare meglio gli elementi sottostanti con quelli inseriti in seguito. Infine, ai layer sono applicabili le cosiddette maschere: zone disegnate a mano che permettono di nascondere e regolare a zone la visibilità  dell’immagine contenuta nel livello (o la portata dell’intervento del filtro, se si tratta di un livello di questo tipo). Nella pratica le operazioni di base con i livelli sono semplici e intuitive. I relativi comandi sono disponibili sia come voci di menu sia come icone nel pannello dei livelli offerto da tutti i programmi di fotoritocco che supportano i layer (potete vedere quello di Photoshop Elements nel riquadro “Livelli sotto controllo”. La creazione di un nuovo livello è questione di uno o due clic, mentre per poter intervenire su un layer bisogna prima selezionarlo – con un clic sulla sua miniatura o accanto al suo nome – nel pannello citato.

A proposito di nomi, è meglio assegnare descrizioni esplicative personalizzate piuttosto che affidarsi all’anonima nomenclatura generata in automatico dal programma: Parte in primo piano è sicuramente meglio di Livello 3 Copia 2. Sempre nel pannello dei livelli, per nascondere o rendere visibile un layer basta un clic sull’icona a forma di occhio a sinistra di ogni miniatura, e con un semplice drag and drop con il mouse è possibile modificarne l’ordine di sovrapposizione con gli altri livelli. I layer possono essere bloccati con un clic sull’icona a forma di lucchetto: in questa condizione sono visibili ma al riparo da modifiche accidentali. Per eliminare un livello, infine, bisogna selezionarlo fare clic sull’icona del cestino accanto al nome. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale di ottobre 2014