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I migliori dischi esterni

Giorgio Panzeri | 27 Settembre 2012

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di Davide Piumetti Superveloci, compatti e capienti: a confronto 15 soluzioni di storage. Da 500 Gbyte a 6 Tbyte, per […]

di Davide Piumetti

Superveloci, compatti e capienti: a confronto 15 soluzioni di storage. Da 500 Gbyte a 6 Tbyte, per desktop o notebook. Tutto lo spazio che serve con le prestazioni che avete sempre sognato.

Noi tutti, negli ultimi anni, ci siamo trovati di fronte a una crescita esponenziale della dimensione dei contenuti digitali presenti sui nostri dischi rigidi. Non è strano imbattersi in librerie multimediali con decine di Gbyte di musica in formato Mp3 e con diverse centinaia di Gbyte di film o serie televisive pronte le la visione o per semplice collezionismo. Fotocamere da oltre 16 Mpixel e videocamere in Full Hd sono oggi molto diffuse e trovarsi alla fine di una vacanza con decine di Gbyte tra fotografie e filmati ricordo è ormai comune a molti; motivo per cui la richiesta di uno spazio di archiviazione aggiuntivo sul proprio Pc è in continuo e costante aumento. Quando i sistemi desktop dominavano il mercato era molto più semplice aggiungere un disco interno per ospitare nuovi contenuti senza preoccuparsi della tipologia di connessione e delle relative prestazioni. Con i notebook la questione è invece molto più delicata.

La difficoltà  intrinseca dell’aggiunta di un nuovo disco all’interno dei sistemi portatili ha creato la domanda per un mercato che ha da subito mostrato enormi potenzialità , quello delle periferiche di storage esterne, i comuni dischi Usb.

Il nome comunemente utilizzato deriva dall’adozione sui dischi esterni della diffusissima connessione Usb, che ha portato alla proliferazione di questi dispositivi tanto quanto quella delle “chiavette Usb. Il motivo è intuibile, a partire dal sistema operativo Microsoft Windows XP e dal famigerato plug&play, è diventato possibile connettere al volo tali dispositivi al Pc e rimuoverli altrettanto agevolmente, semplificando enormemente le procedure di espansione dello spazio di archiviazione personale. La versione 2.0 dell’Usb, che ha permesso questo grande processo, ha però delle limitazioni notevoli in termini di velocità  di trasferimento, valori che all’inizio della sua carriera erano ancora lontani ad arrivare ma che oggi sono una barriera per tutte le periferiche di storage esterno. L’Usb 2.0 ha infatti una banda teorica di 480 Mbit/s, ovvero 60 Mbyte/s.

Per passare dalla banda teorica a quella reale è però necessario considerare attentamente il funzionamento dello standard, che dopo un numero prefissato di byte di trasmissione introduce dati necessari alla parità  e al controllo degli errori di trasmissione. Queste trasmissioni “aggiuntive” prendono il nome di overhead e nell’Usb 2.0 possono occupare circa un terzo della banda teorica possibile. Le periferiche Usb 2.0 hanno infatti una velocità  reale compresa tra 35 e 40 Mbyte/s, valori che permettevano ogni tipo di comunicazione al tempo dell’introduzione dello standard (nel 2000), ma che oggi risultano insufficienti per la grande mole di dati digitali personali e per le nuove vette prestazionali raggiunte anche dai dischi magnetici, con i quali si sforano tranquillamente i 100 Mbyte/s.

Per questo motivo nel 2009 è stato presentato lo standard Usb 3.0 che, dopo un inizio alquanto travagliato (i primi dispositivi sono arrivati sul mercato solo 18 mesi fa) è oggi lo standard di fatto della nuova generazione di sistemi. Il successo dello standard è dovuto principalmente a due fattori: la velocità  di trasferimento dieci volte superiore allo standard 2.0 e alla sua completa retrocompatibilità  con i vecchi dispositivi. In questo caso la velocità  teorica è di 4.800 Mbit/s ovvero 600 Mbyte/s. Considerando un overhead minore (sono cambiati alcuni parametri fondamentali) la velocità  massima reale dovrebbe assestarsi attorno ai 500 Mbyte/s, più che sufficienti per qualunque disco esterno oggi in commercio.

La connessione Usb 3.0 sfrutta connettori che risultano compatibili con i precedenti ma con una conformazione tale da rendere possibile il collegamento dei cavi 2.0 alle periferiche 3.0 (con prestazioni limitate) ma non viceversa.

L’Usb 3.0 è diventato nell’ultimo anno lo standard di fatto del settore. Semplice, intuitivo e retrocompatibile aveva fino a pochi mesi fa un unico detrattore, Apple. Con l’arrivo dell’ultima generazione di sistemi portatili MacBook Pro, basati sul processore Intel Ivy Bridge e sul chipset serie 7 della stessa Intel (che supporta nativamente Usb 3.0) è però avvenuto il tanto atteso sbarco anche sulle piattaforme Macintosh dello standard 3.0. Fino ad allora la tecnologia su cui puntava in maniera decisa Apple è stata quella Thunderbolt, sviluppata in collaborazione con Intel che integra alcune funzionalità  decisamente superiori alla tanto diffusa Usb. (…)

Estratto dell’articolo di 16 pagine pubblicato sul numero di ottobre 2012