Tenere in ordine le foto digitali e migliorarne l’aspetto: due attività che si possono eseguire in maniera facile e veloce grazie ai moderni software di fascia consumer.
di Nicola Martello
Tra macchine fotografiche digitali sempre più compatte e smartphone tuttofare, è facilissimo ritrovarsi sul Pc una miriade di foto. Ma per non doversi avventurare in una caccia al tesoro quando si desidera recuperare uno scatto, è fondamentale organizzarle in un archivio. E spesso è opportuno ritoccarle, sistemando i colori ed eliminando i difetti – almeno quelli più evidenti. Dopotutto, il bello del digitale è anche questo: poter migliorare le proprie foto a costo zero, senza dover ricorrere a un centro stampa che effettui il fotoritocco. Serve però un programma adatto, come uno di quelli che abbiamo messo sul banco di prova per questo articolo.
Per catalogare e ritoccare le foto digitali bisogna affidarsi a un software non necessariamente costoso ma dotato di strumenti pratici per l’organizzazione, la catalogazione e il ritocco. In generale, un programma specializzato nella gestione delle immagini digitali dovrebbe avere un’interfaccia semplice, intuitiva e amichevole, che permetta all’utente di lavorare agevolmente senza doversi piegare a procedure tortuose e complicate. La sezione dedicata alla gestione degli archivi dovrebbe offrire gli strumenti per assegnare alle foto parole chiave (tag, in inglese), un indice di gradimento e una categoria; inoltre dovrebbe permettere di creare album personalizzati. Il tutto nel modo più automatico possibile, già al momento dell’importazione delle foto. Al termine del lavoro di catalogazione l’utente potrà quindi ritrovare senza fatica le immagini che sono scattate in un determinato giorno o in una località particolare, che ritraggono una certa persona o – semplicemente – quelle che sono riuscite meglio.
Per quanto riguarda il ritocco, un programma davvero valido dovrebbe offrire una modalità di lavoro semplificata, per consentire l’eliminazione rapida dei difetti più comuni come un’inquadratura storta, la presenza di occhi rossi o un controluce. Anche in questo caso gli strumenti dovrebbero essere semplici da usare, idealmente automatici. Per i ritocchi più impegnativi, effettuati in genere solo dagli appassionati più esperti, serve invece un set completo di strumenti, tale da consentire ogni tipo di intervento, dal centraggio dell’inquadratura secondo la regola dei terzi all’eliminazione di difetti più o meno grandi, passando per il bilanciamento del bianco e la rimozione (o la sostituzione) di particolari indesiderati. Ma anche nel caso di elaborazioni decisamente sofisticate, come la riduzione della grana, l’unione di foto con diversa esposizione o la creazione di panorami, un programma davvero efficace dovrebbe essere in grado di guidare passo per passo anche il principiante fino al risultato finale.
Per fortuna i moderni pacchetti di fotoritocco si avvicinano parecchio al nostro modello ideale. Per esempio, sfruttano algoritmi (a dire il vero non tutti ugualmente affidabili) che riconoscono i volti delle persone, individuano le foto meglio riuscite, eliminano in automatico gli occhi rossi e mascherano i difetti indicati dall’utente. Anche la fase di catalogazione può essere semplice e veloce con un software moderno, e grazie alle sempre più numerose procedure guidate è possibile divertirsi con la creazione di effetti grafici molto elaborati.
Naturalmente il programma davvero ideale non esiste, e forse non esisterà mai: ogni software ha i suoi punti di forza e le sue debolezze, da valutare con attenzione al momento dell’acquisto. Per aiutarvi nella scelta abbiamo messo sul banco di prova i principali programmi di livello amatoriale e in lingua italiana per il fotoritocco: Adobe Photoshop Elements 10, Corel PaintShop Photo Pro X4 Ultimate, CyberLink PhotoDirector 2011 e MAGIX Photo & Graphics Designer 7 (in un box vi presentiamo Serif PhotoPlus X5, un programma interessante ma al momento disponibile solo in inglese).
Adobe Photoshop Elements 10
Photoshop Elements è costituito da due programmi indipendenti, naturalmente dall’interfaccia molto simile: Organizer gestisce le raccolte di foto, mentre Editor contiene gli strumenti di ritocco. Della schermata iniziale l’utente può lanciare il modulo più adatto alle esigenze del momento, ma è comunque possibile passare in ogni momento all’altra sezione con un paio di clic.
Più in dettaglio, Organizer permette di raccogliere, organizzare, catalogare e ritoccare rapidamente le foto. L’interfaccia è quella classica di questo tipo di applicativi: lo schermo è in gran parte occupato dalle miniature a scacchiera delle immagini, con ai lati i pannelli che mostrano i tag e gli strumenti di elaborazione. Il programma di Adobe offre tutta una serie di funzioni tese a semplificare la gestione delle immagini, per esempio quella che esamina gli scatti e li classifica in base alla nitidezza e alla correttezza dell’esposizione. Al termine dell’analisi, molto veloce e totalmente automatica, il software assegna a ogni immagine un’etichetta per il livello di qualità e un’altra per la bontà di messa fuoco, in modo che sia possibile separare al volo le foto migliori da quelle meno riuscite. Ovviamente si può anche stabilire un indice di gradimento – da una a cinque stelle – e assegnare dei tag, scegliendoli tra quelli predefiniti oppure creandoli appositamente. L’assegnazione può essere sia fatta sia trascinando i tag sulle foto sia trascinando le foto sui tag. Una novità di questa release è la possibilità di applicare i tag da facebook e di condividere su questo sito i propri scatti.
Organizer possiede anche una funzione di riconoscimento dei volti che assegna agli scatti i nomi delle persone, sotto forma di tag. La procedura è semiautomatica e richiede che l’utente passi in rassegna ogni scatto, per confermare l’associazione nome / volto proposta dal software. Se il volto non viene identificato è possibile procedere manualmente. Alla prova dei fatti, però, l’algoritmo è risultato veramente molto impreciso e in molti casi il programma ha evidenziato particolari dell’inquadratura che non avevano niente a che vedere con il viso di una persona. (…)
Estratto dal numero 251 di febbraio 2012 ora in edicola