Tra le utopie tecnologiche ispirate da Internet, una delle più affascinanti è quella che vede la rete come un medium globale in cui le informazioni, generate da dispositivi elettronici, siti, server, automobili, macchine industriali, sensori, vengono condivise, trasferite e rielaborate automaticamente e senza l’intervento dell’uomo. È l’utopia che promette di rendere la nostra vita più comoda, sollevandoci dai compiti manuali più ripetitivi, di ampliare le potenzialità di ogni prodotto e di ogni servizio, di generare nuovo valore sociale ed economico dall’interconnessione dei dati che ci circondano. Questa utopia ha di recente visto una concretizzazione nel concetto di Internet of Things (letteralmente, “Internet delle Cose”).
di Francesco Caccavella
Tra le caratteristiche necessarie alla nascita di una Internet delle Cose vi è, oltre alla capacità dei dispositivi di connettere le “cose” alla rete, la necessità di un linguaggio comune per lo scambio delle informazioni e un sistema che permetta alle persone che utilizzano questi dispositivi di stabilire le regole per l’interazione. I tasselli che compongono questo mosaico sono embrionali e, come spesso accade quando una tecnologia “dirompente” si affaccia all’orizzonte, nascono ogni giorno soluzioni che cercano di sperimentarne le possibilità di applicazione. In questa fase iniziale un servizio ha guadagnato in particolare l’attenzione del pubblico. Si chiama IFTTT (acronimo di IF This Then That, più o meno: “se [avviene] questo allora [agisci] in questo modo”) ed è stato sviluppato da una startup di San Francisco. Ha ricevuto giudizi molto positivi da stampa specializzata ed esperti e, stando a quanto riportato dal sito di informazione TechCrunch, finora ha già raccolto poco meno di 10 milioni di dollari in venture capital.
Nonostante sia un servizio di nicchia, IFTTT ha guadagnato in breve tempo una grande visibilità poiché è riuscito a mettere a disposizione del grande pubblico alcuni servizi prima riservati ad esperti programmatori. Ci è riuscito semplificando il processo di gestione e configurazione, aumentando con costanza i servizi disponibili, progettando un’interfaccia usabile e chiara e cercando di mantenere sempre alta la qualità del servizio in modo che rispondesse esattamente a quanto indicato.
Che cos’è IFTTT
IFTTT collega fra loro le attività di due “cose” connesse al Web. Le “cose” in questione possono essere sia servizi o applicazioni (ad esempio Twitter e Facebook), sia due dispositivi (le luci Wi-Fi Philips Hue e il braccialetto UP di Jawbone) sia un servizio Web e un dispositivo. La connessione prevede che al verificarsi di un evento su uno dei due elementi venga eseguita un’azione sull’altro. Poniamo, ad esempio, di voler salvare la nostra rubrica telefonica su un foglio di calcolo ogni volta che aggiungiamo un nuovo contatto: basterà creare, nell’applicazione IFTTT per iPhone (l’unico sistema operativo mobile finora supportato è iOS), un collegamento fra il servizio che gestisce la rubrica e un foglio di calcolo creato, ad esempio, dall’applicazione Google Drive e lasciare che IFTTT monitori i cambiamenti sulla rubrica e gestisca tutta l’attività di traduzione delle informazioni fra i due sistemi.
In questo esempio abbiamo definito pressoché tutti i componenti degli elementi che è possibile creare nel servizio e che, nel gergo di IFTTT, sono chiamate “ricette” (recipes). Una ricetta è dunque formata da un evento che avvia la ricetta, chiamato innesco (trigger), e dall’azione (action) generata dalla ricetta stessa. I due servizi coinvolti sono chiamati “canali” (channels), mentre le informazioni dei servizi coinvolte nel processo (ad esempio i campi del contatto da salvare oppure il nome del foglio di calcolo da creare) sono chiamate “ingredienti” (ingredients). Nella semplice ricetta che abbiamo indicato, l’innesco è rappresentato dall’aggiunta di un nuovo contatto nella rubrica, l’azione è la scrittura di alcune informazioni di questo nuovo contatto in un foglio di calcolo, mentre gli ingredienti sono le informazioni che di questo contatto abbiamo salvato e il nome del file su cui salvarle. I due canali utilizzati sono naturalmente la rubrica di iOS e il servizio Google Drive.
Il sistema, che a prima vista potrebbe sembrare macchinoso, è in realtà , piuttosto semplice da gestire non solo grazie alla semplicità dell’interfaccia, che nasconde dietro un wizard passo per passo tutta la complessa logica dell’interazione fra i canali, ma anche grazie alla possibilità di aggiungere al proprio account ricette create e condivise da altri utenti. Nei due tutorial passo per passo che trovate in questo articolo abbiamo descritto in maniera dettagliata i passaggi che si devono compiere per poter creare una ricetta da zero o per aggiungere al proprio account una ricetta condivisa da altri. Qui di seguito forniremo invece alcuni dettagli sull’uso del servizio, per poi lasciare spazio alle ricette vere e proprie. (…)
Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 275