Il 14 gennaio scorso al Ces di Las Vegas, Amd ha annunciato la terza generazione di processori Apu e la sua disponibilità immediata sul mercato. Realizzate sulla base del progetto Kaveri, le nuove unità sanciscono una triplice evoluzione rispetto a quanto visto sino a oggi e una pietra miliare nello sviluppo delle architetture di calcolo eterogenee. Nel 2006 l’azienda di Sunnyvale ha avviato il programma Fusion, poi rinominato Hsa, con l’obiettivo di sviluppare un singolo chip capace di amalgamare al suo interno le componenti Cpu e Gpu. Un traguardo da raggiungere in più passaggi e molto ambizioso per l’epoca, ma che doveva servire a porre le basi per arrivare al naturale incastro e alla cooperazione di due architetture molto diverse tra loro in una singola entità . Ogni passo avanti nello sviluppo di questi processori permette di creare unità di calcolo che esaltano le caratteristiche chiave di entrambe le soluzioni. Per scoprire se e come cambia l’esperienza dell’utente finale, abbiamo messo a confronto tra loro una Apu con architettura Kaveri, una di tipo Richland e un processore Intel collocato nella stessa fascia di prezzo delle due soluzioni Amd.
di Michele Braga
Nell’ambito delle architetture di calcolo il termine Apu – Accelerated Processing Unit – identifica un concetto molto preciso, mentre la sua implementazione pratica è ancora in fase di sviluppo e maturazione. Possiamo considerare la Apu come un processore centrale – di un computer o più in generale di un dispositivo elettronico – che include più unità di calcolo diverse e progettate per accelerare elaborazioni di tipo specifico. L’utilizzo di architetture specializzate come Gpu (Graphics Processing Unit) o Fpga (Field Programmable Gate Array) permette di ottenere prestazioni superiori a quelle ottenibili utilizzando un’unità di calcolo generica e non ottimizzata, come ad esempio una Cpu (Central Processing Unit) di tipo classico.
Si tratta senza dubbio di una soluzione elegante ed efficiente sulla quale tutti i produttori stanno investendo, ma la sua realizzazione è tutt’altro che semplice, soprattutto nel settore informatico dei computer classici. Se da un lato il progresso tecnologico nella produzione del silicio ha permesso di incrementare la densità di transistor e delle funzioni presenti nei processori, dall’altro l’implementazione di architetture complesse come quelle delle Apu ha messo in luce i problemi legati allo sviluppo e adeguamento del software.
La piattaforma Pc ha seguito uno sviluppo imperniato sul ruolo centrale della Cpu che in origine era la vera e sola unità di calcolo programmabile. Le funzioni hardware e gli stessi modelli di programmazione del software, ancora oggi, fanno riferimento a questo elemento come centro nevralgico dello strumento informatico. La Cpu può essere utilizzata per svolgere qualsiasi tipo di elaborazione, ma nella maggior parte dei casi quest’ultima non avviene nel modo più efficiente.
Amd è una delle aziende più attive nel processo di innovazione delle architetture eterogenee, ovvero composte da strutture di calcolo e supporto ottimizzate per compiti specifici.
La fondazione Hsa (Heterogeneous System Architecture) è nata con lo scopo di supportare gli sviluppatori hardware e software con la consapevolezza che il cambiamento deve avvenire in modo congiunto in entrambi i mondi. In caso contrario non si otterrebbero l’efficienza e i benefici che un’architettura Hsa è in grado di fornire.
L’architettura Amd Kaveri rappresenta un vero passo avanti perché cambia i rapporti gerarchici delle unità di calcolo interne al processore e perché è accompagnata da soluzioni software – ancora poche – che adottano un modello di programmazione adatto a sfruttarne le potenzialità . (…)
Estratto dell’articolo pubblicato su PC Professionale numero 276