In prova questo mese quattro fotocamere di nuova generazione, compatte, non reflex, ma con l’ottica intercambiabile. Si tratta delle Panasonic G10 e G2, Samsung NX10 e Sony NEX-5.
Di Valerio Pardi
Fino a pochi mesi fa il naturale passaggio dalla compatta a una fotocamera con qualità e versatilità superiore era la reflex. Un passaggio drastico ma necessario: l’abbandono della compattezza a favore della qualità . Da un paio di anni esiste però un’alternativa, che dosa brillantemente le caratteristiche avanzate e la qualità tipiche delle fotocamere reflex alla compattezza e leggerezza proprie delle compatte. Si tratta di un nuovo segmento, composto da fotocamere che ricordano esteticamente la classica reflex, quindi con la possibilità di intercambiare l’ottica e di utilizzare un sensore di dimensioni generose, ma con ingombri e pesi notevolmente ridotti. L’escamotage studiato dai progettisti è stato quello di eliminare completamente il sistema di ribaltamento dello specchio a 45° delle reflex per il rimando dell’immagine proveniente dall’obiettivo nel mirino. In queste fotocamere il sensore è infatti posizionato appena dietro al bocchettone di innesto obiettivi e ciò consente di ridurre lo spessore di diversi centimetri. Questa soluzione ha però lo svantaggio di non permettere l’utilizzo di un mirino ottico a visione diretta come nelle reflex, che viene in questo caso sostituito con un mirino elettronico ad alta risoluzione o semplicemente con un display Lcd esterno. Non essendo quindi semplici compatte, ma nemmeno reflex, sono stati coniati alcuni termini che identificano questa nuova categoria di fotocamere, che possono essere definite come: “mirrorless”, compatte a ottica intercambiabile, bridge camera evolute, “non-reflex” o anche Evil, acronimo di Electronic Viewfinder, Interchangeable Lens. Dal lancio della prima fotocamera con queste caratteristiche, la Panasonic Lumix G1, a fine 2008, il mercato si è velocemente trasformato e ora vanta un’offerta decisamente più interessante, matura e appetibile, giunta alla seconda generazione. Attualmente i modelli disponibili sono nove: tre Olympus (E-PL1, E-P1 e E-P2), quattro Panasonic (Lumix G2, Lumix G10, Lumix GH1 e Lumix GF1), Samsung NX10 e Sony NEX-3 e NEX-5. La finalità principale di questa categoria di fotocamere “compatte” è quella di poter offrire la qualità d’immagine e la versatilità tipiche di una reflex e l’ingombro e la facilità d’utilizzo di una classica compatta “all in one” di fascia medio/alta. Queste fotocamere hanno creato, a conti fatti, un nuovo segmento di fotocamere che ha l’obiettivo di interessare sia il fotografo esperto sia il principiante. Ai fotografi evoluti, infatti, le compatte a ottica intercambiabile, o più semplicemente mirrorless, offrono le prestazioni assimilabili a quelle di una classica reflex ma con pesi e dimensioni decisamente più contenuti, ai novizi della fotografia digitale, che vedono stretta una compatta di fascia medio-alta, promettono una facilità d’uso sconosciuta nel mondo delle reflex.
Difficile sbilanciarsi sul futuro di questo segmento sebbene ci siano delle indicazioni piuttosto positive che arrivano dal mercato. Al momento in cui scriviamo Samsung dichiara che ormai già si vendono in Italia circa 1.500 pezzi al mese e secondo le previsioni della società di ricerca Gartner, entro il 2012, a livello mondiale, almeno il 5-10% del mercato a unità sarà costituito da questa nuova categoria di fotocamere e a valore questa percentuale potrebbe crescere fino al 20% del totale mercato fotografia.
I punti di forza
Ma perché scegliere una Evil? Queste fotocamere sfruttano l’esigenza di poter avere con sé una fotocamera dalle prestazioni e qualità elevate, ma senza gli ingombri e i pesi tipici delle reflex. Le mirrorless si collocano, sia per i potenziali clienti che come caratteristiche tecniche, tra le classiche bridge camera compatte e le reflex. In pratica la filosofia che sta alla base è quella di cogliere i principali aspetti positivi di entrambe queste categorie, riassumendole in un nuovo concetto di macchina fotografica.
Rispetto a una reflex, queste fotocamere perdono il gruppo dello specchio davanti al sensore e del relativo sistema a pentaprisma (o pentamirror) per la visione attraverso l’obiettivo. La visione dell’inquadratura viene così relegata a uno speciale mirino elettronico, ad alta risoluzione che compensa la mancanza di quello ottico Ttl (Through The Lens) o in alcuni casi, al solo display Lcd esterno. Questa differenza ha permesso di progettare le fotocamere con uno spessore del corpo inferiore, infatti se nelle comuni reflex il tiraggio, ovvero la distanza dal piano del sensore al bocchettone di innesto ottiche, è di poco inferiore ai 5 centimetri, nelle mirrorless può essere ridotto a meno della metà .
(Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 234 – settembre 2010)