L’editoriale che ho scritto per il numero di agosto, ora in edicola, è stato condiviso da molti lettori che mi hanno scritto le loro considerazioni. Lo riporto allora anche sul sito per vedere se anche voi condividete le mie elucubrazioni e, subito sotto riporto un paio considerazioni che ho ricevuto dai lettori. Visto il periodo estivo che lascia un po’ più di tempo libero a tutti, spero partecipiate anche voi alla discussione.
Alcuni problemi che ho avuto recentemente con amici mi hanno fatto meditare. Su cosa, mi chiederete? Semplice: sul fatto che, come sostiene Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere, le scelte che ognuno compie nella sua breve o lunga vita sono del tutto irrilevanti, e in ciò risiede la loro leggerezza. Ma il contrasto tra questa evanescenza e la necessità umana di rintracciare in essa un significato si risolve in un paradosso insostenibile. Proviamo ad adattare questa tesi al nostro contesto. Da tutti i miei amici sono considerato l’esperto tecnologico (e penso che sia così anche per molti di voi) a cui chiedere consigli quando devono fare un acquisto. Ma nella realtà hanno già in testa un’idea ben precisa e il più delle volte sono condizionati da questa e quella offerta volantino che spinge la vendita di prodotti vetusti ma a prezzi incredibilmente bassi (beh, ci credo: a volte sono davvero fondi di magazzino). Tu cerchi di far capire loro che l’acquisto di un bene tecnologico è legato a una esigenza specifica e, soprattutto, alle necessità (reali o indotte) a cui deve sopperire. Per cui, magari, è meglio comprare qualcosa che costa di più ma che risponde meglio alle esigenze in questione. Ma no, la scelta ormai è fatta e la richiesta di aiuto è assolutamente irrilevante. Perché la scelta è irrilevante. E alla fine, come ben osserva Kundera, il paradosso si fa evidente: i nodi vengono al pettine e l’amico si accorge che il prodotto acquistato non risponde appieno alle sue esigenze. O che un prodotto un po’ più avanzato (anche se più costoso) sarebbe stato preferibile. E allora cosa fa? Di certo non l’esame di coscienza. Ti punta il dito contro: “bei consigli che mi hai dato, mi hai fatto comperare un prodotto che non serve proprio a nulla”. Psicologicamente un capro espiatorio serve sempre e chi meglio dell’espertone tecnologico lo può impersonare? Ecco come “l’insostenibile leggerezza dell’essere” si applica bene anche al nostro settore. Volete sapere cosa sono arrivato a fare? Ebbene, se un amico mi chiede consiglio per un prodotto da acquistare la prima cosa che gli dico è: “o ti affidi completamente a me, oppure quella è la porta: vattene e compra quel che vuoi”. Se non se ne va sbattendo la porta lo faccio sedere sul divano (come dallo psicologo) e mi faccio raccontare tutto sulle sue esigenze. Poi compio le mie ricerche e gli indico anche dove andare ad effettuare l’acquisto. È un lavoro di consulenza a tutti gli effetti ma lo faccio volentieri piuttosto che sentirmi dire “Bell’amico che sei” per un acquisto azzardato a cui non mi sono opposto con tutte le forze.
Ma non è finita qui. C’è un’altra classica cattiva abitudine di molti dei miei amici (e penso anche dei vostri) che mi manda in bestia. Nessuno legge più i manuali di istruzione. Sono diventati un optional. Comprano la macchina fotografica digitale la usano come point-and-shot e se per caso premono un tasto sbagliato che scardina le loro certezze li vedi paonazzi, non sanno più cosa fare e si rigirano tra le mani la macchina cliccando a caso bottoni, sempre più preoccupati, sperando che tutto torni come prima. Oppure comprano smartphone e spendono cifre spropositate perché non hanno attivato un piano dati ma il telefono va automaticamente sulla rete. E appena ti vedono ti chiedono: come si fa questo? Come si imposta quello? Perché spendo così tanto? Come faccio a fare le foto più belle? E tu dovresti avere 200 milioni di manuali stampati nel cervello per risolvere immediatamente i problemi che hanno. Perché se non sai rispondere immediatamente pensano che lo fai apposta (“Bell’amico che sei!”) o che sei un incompetente (“E dirigi pure PC Professionale!”). E non azzardarti a chiedere dov’è il manuale, perché nella maggioranza dei casi, come la garanzia, quando serve non si trova mai. Quindi ti rimane una sola cosa da fare: sospirare e allargare le braccia.
Quindi? Buone vacanze a tutti con la speranza di godere della compagnia di tanti amici (ma senza quesiti tecnologici).
Ecco gli stralci di due email che ho ricevuto:
Sono Pino, 45 anni, e dal 1980 vivo di “bit”. Sono cresciuto con McMicrocomputer prima e PcProfessionale dopo (per fortuna). Oggi ho ricevuto la mia copia di PcProfessionale di Agosto. Leggo in fretta il suo redazionale di pagina 5 e poi, sorridendo, lo rileggo altre volte. Per la miseria, condivido tutto, dalla prima all’ultima riga. I miei amici e conoscenti si comportano tutti nella medesima maniera dei suoi. Sono il loro punto di riferimento, mi interpellano tutti con domande per tutti i settori merceologici, mi definiscono il loro “guru”. Da qualche anno a questa parte anch’io alla domanda “cosa mi consigli ?”, rispondo: “o ti affidi completamente a me, oppure quella è la porta: compra quel che vuoi”. Da sempre, per coloro che hanno fiducia in me, acquisto i prodotti io per loro, senza mai chiedere nulla per la consulenza. A me piace studiare, cercare, risolvere: mi piace vedere i miei amici soddisfatti. Tuttavia alla sua lista di amici, c’è una terza categoria: quelli che inizialmente si affidano a me, mi fanno fare ricerche di mercato, mi fanno spiegare loro pregi e difetti dei prodotti selezionati, poi …. ….vanno a comprare qualcos’altro, da qualche altro amico che magari gli rifila una fregatura. Come finisce la storia ? Che quando quel prodotto non funziona o non sanno come farlo funzionare, alzano il telefono e chiamano me (il fesso di turno) che deve togliergli le castagne dal fuoco. Il manuale ? Per loro non c’è mai stata traccia.
Pino
Buongiorno, ho appena letto il suo editoriale. Sono contento di sapere di non essere il solo! Solo qualche integrazione giusto per sfogo (del quale mi scuso anticipatamente):
Il guasto SW: Il Pc non carica il sistema e subito ci mettono le mani incasinando il tutto, ti chiamano quando oramai hanno fatto girare ogni utility possibile trovata in internet che ha cancellato i punti di ripristino, il registro e’ andato… a questo punto tu esperto DEVI fare il miracolo.. altrimenti sotto sotto mica sei tanto bravo…
Il guasto HW: “non capisco fino a ieri andava, e’ impossibile che si sia rotto!” … qui provo a chiedere se capita solo a me di vedere automobili ferme lungo la corsia di emergenza in autostrada.. fino ad 1 km prima andavano….
Il compenso: perche’ se ti si rompe un rubinetto chiami subito l’ idraulico senza provare a fare ulteriori danni e quando viene gli dai 100€ per 5 minuti e sotto sotto sei contento e pensi ti sia andata bene… mentre se alle 22 mi chiami, mi porti il PC morto ma ti serve per esporre la presentazione domani, alle 2 di notte il tutto e’ a posto…. mi dici dai ti paghero’ un aperitivo prima o poi –> ovvero MAI, così vadi a dormire e la moglie ti dice pure che sei un co. comero
Edoardo