L’enorme e inatteso successo del progetto Linux ha portato alla ribalta una metodologia di sviluppo del software che, pur essendo in uso fin dagli albori dell’informatica, solo di rado aveva valicato i confini del mondo accademico. Eric Raymond, programmatore e influente attivista nell’ambito del software libero, ne ha descritto la filosofia nel suo saggio del 1997 The Cathedral & the bazaar usando una frase divenuta celebre, fino a trasformarsi in un mantra: “Release early. Release often. And listen to your customers.” Cioè, rilascia presto, aggiorna spesso e ascolta i tuoi utenti. Questo approccio è contrapposto a quello tradizionale, in cui i rilasci avvengono soltanto dopo aver cesellato ogni singolo dettaglio, nel tentativo di eliminare i bug e distribuire quindi al pubblico un software che possa offrire un’esperienza d’uso senza problemi. Le nuove versioni di Windows e Office, arrivate a meno di due mesi di distanza l’una dall’altra, sembrano indicare che anche Microsoft ha scelto di adottare il nuovo approccio. O quantomeno, per usare un’altra metafora di Raymond, ha smesso di “costruire cattedrali” per orientarsi verso un ciclo di sviluppo più rapido. Gli strumenti di coauthoring di Office 2016? Per ora si trovano solo in Word, nei prossimi mesi arriveranno anche in PowerPoint e OneNote.
Il client Windows per OneDrive? Mancano alcune funzioni, ma tra qualche mese un update porterà in dote la versione definitiva. E questi, naturalmente, sono soltanto due esempi. Microsoft ha imboccato questa strada con grande decisione, tanto da rendere obbligatori gli aggiornamenti del nuovo sistema operativo. Ma gli utenti sono pronti ad accettare questa novità ? O penseranno di varcare la soglia di una cattedrale, per poi ritrovarsi in un bazar? Sempre Raymond sottolinea che il paradigma di sviluppo di Linux funziona bene perché i suoi utenti si selezionano da soli: sono persone abbastanza interessate da poter usare il software, imparare come funziona e cercare soluzioni ai problemi che incontrano. Questo meccanismo fondamentale manca del tutto nel rapporto con Windows e Office: il numero di utenti (quelli di Office sono oltre un miliardo) è così elevato da rendere azzardata qualunque supposizione sulle loro competenze e sulla volontà di contribuire allo sviluppo e al miglioramento dei prodotti che hanno acquistato.
Dario Orlandi