Si avvicina il cinquantesimo anniversario dell’introduzione del mouse, periferica che negli anni ’80 ha contribuito a rivoluzionare il rapporto fra utenti e computer nell’allora nascente industria informatica moderna. Oggi il mondo e la tecnologia sono quasi irriconoscibili rispetto a quella “età dell’oro” delle rivoluzioni a spron battuto, e il mouse tende a giocare un ruolo da comprimario a cui molti non dedicano alcuna attenzione particolare. È un “aggeggio” che quando non serve a cliccare pulsanti sullo schermo sta lì fermo, su un lato della scrivania, e se va bene può contare su un “tappetino” di qualità almeno accettabile su cui scorrere affrontando qualche sporadica incertezza nel tracciamento della superficie.
Se provate a dedicare un minimo di attenzione in più all’argomento “mouse”, però, finirete per essere risucchiati in un mondo fatto di acronimi astrusi, opinioni contrastanti e dibattiti accesi, un oceano di informazioni e discussioni dove ogni sito Web – grande o piccolo che sia – propone una guida all’acquisto, alla scelta e alla configurazione del mouse ideale. E se il mouse ideale forse non esiste, di certo un’analisi ragionata come quella che vi presenteremo nelle prossime pagine dovrebbe aiutarvi nella formazione di un’opinione personale. Che siate semplicemente “topi” da foglio di calcolo o criceti iperattivi sempre affamati di nuove esperienze videoludiche, avere una certa dimestichezza con questioni fondamentali come sensori ottici, accelerazione, sensibilità in dpi e frequenza di polling vi fornirà la conoscenza necessaria a fare gli acquisti migliori, a rendere meno frustrante l’interazione mouse-computer e a collezionare i frag più spettacolari nei giochi multiplayer con tanto di headshot da replay.
Il mouse: principi di interazione
Per poter scegliere con cura il “nostro” mouse, occorre prima di tutto sapere quali sono i meccanismi di funzionamento alla base di questa periferica. In origine, i primi mouse commerciali per computer – da Microsoft Mouse in poi – facevano scorrere una sfera di acciaio sui due piccoli cilindretti interni per tenere traccia delle coordinate orizzontali e verticali della posizione, trasformando poi le suddette coordinate in informazioni digitali attraverso una scheda di espansione ISA. Il meccanismo è rimasto sostanzialmente invariato nel corso dei decenni successivi, sebbene le sfere di acciaio siano state sostituite dalle classiche “palline” di gomma e il bus di comunicazione specialistico delle origini abbia lasciato il posto a standard riconosciuti dall’intera industria. Agli albori degli anni ‘2000, la solita Microsoft ha commercializzato quello è considerato il primo mouse ottico arrivato sul mercato, vale a dire IntelliMouse Explorer.
Con l’arrivo dei mouse ottici cambia davvero tutto, perché i produttori abbandonano il vecchio design basato su parti meccaniche in movimento in favore di una tecnologia a fonte luminosa: la sfera di gomma lascia il posto a un emettitore di luce per il tracciamento della posizione del mouse in relazione alla superficie di scorrimento. Come spiegato da Chris Pate, senior product manager della divisione videoludica di Logitech, il sensore di un tipico mouse ottico “cattura varie migliaia di immagini al secondo, confrontandola una con l’altra, per determinare la direzione di movimento e la distanza” percorsa dal mouse. I mouse ottici oggi disponibili in commercio si dividono in due tipi diversi, ed è proprio questa prima dicotomia che bisogna affrontare per scegliere il mouse più adatto alle nostre esigenze.
Laser vs ottico: giochi di luce
Un mouse “ottico” e un mouse “laser” sono in realtà entrambe mouse ottici, visto che utilizzano lo stesso tipo di sensore Cmos per tenere traccia del movimento e della direzione del dispositivo. La differenza sta invece nel tipo di illuminazione della superficie di scorrimento, che nei mouse ottici impiega un emettitore led e nei mouse laser adotta un diodo laser di tipo Vcsel (Vertical Cavity Surface Emitting Laser). I mouse laser sono in grado di tracciare con estrema precisione la superficie su cui sono poggiati, dicono gli esperti di Logitech, sono generalmente dotati di un livello di sensibilità – espresso in dpi, come vedremo in seguito – superiore ai mouse ottici ma tendono a soffrire della presenza di impercettibili imperfezioni soprattutto sui mousepad ricoperti da materiale soffice. Hanno inoltre la capacità di tracciare il movimento anche sulle superfici riflettenti.
Diversamente dai laser, come spiega il senior engineer di Logitech François Morier, l’illuminazione dei mouse ottici resta più “in superficie” senza curarsi della struttura minuta del materiale sottostante. Di conseguenza un mouse ottico non è in grado di funzionare correttamente su una superficie a specchio ma garantisce una consistenza nel tracciamento superiore. Se non avete necessità particolari, vi consigliamo di andare alla ricerca di un mouse ottico e di lasciar perdere i mouse con illuminazione al laser: negli ultimi anni i mouse ottici si sono evoluti parecchio e, a parte l’incapacità di funzionare sul vetro o su superfici lucide, possono oggi garantire prestazioni soddisfacenti in ogni ambito di utilizzo. Di fatto, non poche aziende attive nel settore – inclusa la già citata Logitech – tendono a focalizzarsi quasi esclusivamente sui mouse ottici anche per il pubblico di appassionati di videogiochi ed esport, ambito in cui la velocità di puntamento può fare la differenza tra la vittoria o la sconfitta. (… continuate a leggere sul numero 326 di PC Professionale)