In questi giorni pare che il tema dominante sia quello dell’iPhone. A solo due giorni dalla messa in vendita del melafonino fioccano ovunque commenti e prime indiscrezioni. Anche le tariffe dei due operatori che per ora hanno l’esclusiva del cellulare sono arrivate col contagocce: prima i prezzi dell’iPhone senza contratto (con la classica scheda ricaricabile) e nelle due versioni da 8 e da 16 Gbyte; poi i piani tariffari che hanno sconvolto tutti.
Pochi mega tanti euro. Questo in sintesi il lamento in coro degli utenti che erano pronti ad aprire il portafogli per avere “subito” il melafonino. Erano pronti ma ora in molti ci stanno ripensando. La flat come negli Usa non esiste (e secondo me comunque non serve con l’iPhone che non può essere collegato a un Pc per navigare e scaricare i dati). Ma il Gbyte offerto da Tim come opzione base (a ben 30 euro) e senza telefonate pare comunque un po’ pochino. Non è da meno Vodafone che ha un prezzo di ingresso ben più alto (59 euro), con meno banda (600 Mbyte) ma con 400 Sms e 400 minuti di telefonate.
Vodafone difende la scelta di offrire 600 Mbyte riportando sul sito Vodadone Labs che con 500 Mbyte al mese “un utente medio può:
– Navigare in internet con Safari tutti i giorni per 30 minuti al giorno;
– Utilizzare Facebook per un totale di 30 minuti al giorno;
– Utilizzare YouTube due volte a settimana navigando fra i contenuti e vedendo 15 minuti di video per volta;
– Utilizzare Google Maps tre volte a settimana 10 minuti per volta;
– Utilizzare l’email in modalità push con check mail continuo e lettura/scrittura di 50 email al giorno;
– Utilizzare servizi di previsioni del tempo on line su sette città al giorno;
– Utilizzare servizi di borsa online con un check di venti azioni al giorno.”
I proclami di Vodafone non mi convincono del tutto. I prezzi poi, paiono molto alti soprattutto perché il melafonino ha “qualche” sostenitore a livello aziendale (ma proprio pochi, visto che le simpatie sono più indirizzate al serioso ed efficiente BlackBerry), ma ha moltissimi potenziali utenti tra i giovani e i ragazzi, che lo desiderano ardentemente ma che non possono spendere 60 euro al mese per averlo.
Insomma, non resta che aspettare a settembre quando scenderà in campo anche 3 (ha già annunciato che le tariffe saranno mooolto aggressive) o che l’azione promossa in questi giorni dal Movimento per la Difesa del Cittadino porti qualche frutto, ovvero una riduzione (improbabile) dei piani tariffari.
Ma c’è un’altra tempesta che sta per scatenarsi sul nuovo iPhone 3G e sui possessori del vecchio melafonino craccato. Il nuovo firmware 2.0 ha una serie di lucchetti elettronici che impediranno lo sblocco e il suo uso con Sim non autorizzate. In pratica, da prime indiscrezioni pare che grazie alla presenza sul cellulare di un chip Arm per il Trusted Computing sia stata abilitata una particolare funzione chiamata TrustZone, che esegue una parte di codice vincolata ad una chiave di autorizzazione fornita da terze parti. Per poter funzionare correttamente devono essere presenti le chiavi cifrate a 2048 bit fornire da Apple. Altrimenti l’iPhone può essere usato solo come fermacarte. La TrustZone non è (al momento) craccabile, per cui il consiglio che arriva dal Web è di non acquistare un nuovo iPhone 3G negli Usa pensando di usarlo (previo trattamento) in Italia e, per chi ha il vecchio iPhone 2G, di non fare l’aggiornamento al firmware 2.0, aspettando che la comunità degli smanettoni trovi una soluzione praticabile (ovviamente ai limiti della legalità …).
Insomma, è la prima volta che Apple pone regole così rigide, forse spinta anche dagli operatori telefonici che non vogliono perdere (o che vogliono far fruttare) i milioni di utenti nel mondo che potrebbero comperare un iPhone senza il loro piano telefonico.