Da sempre il processore è definito come il “cuore” del computer. Per oltre 30 anni le esigenze dei computer desktop non solo hanno dettato i tempi, ma hanno anche stabilito le linee guida dello sviluppo. Il notebook, nei primi anni 2000, è stato il primo dispositivo a dimostrare come un’architettura progettata principalmente per il desktop non fosse la migliore scelta possibile: se inizialmente i processori per notebook erano delle “semplici” derivazioni a basso consumo di quelli desktop, con il Pentium M abbiamo assistito alla prima svolta epocale. Intel ha abbandonato l’architettura Netburst, alla base del Pentium 4 e che garantiva incrementi di prestazioni solo in funzione dell’aumento di frequenza e dei consumi, per adottare, con Banias, un’architettura improntata all’efficienza energetica e alla possibilità di variare la frequenza di clock in funzione delle richieste del sistema. Una filosofia, quella della potenza quando serve, che si è rivelata vincente e che è ancora oggi uno dei principali canoni seguiti nella progettazione di tutti i processore moderni. Il desktop e il notebook si sono influenzati a vicenda, ma, considerando il mondo dei server un universo a sé, lo stato dell’arte dei processori è rimasto sempre all’interno del perimetro dei personal computer propriamente detti. L’arrivo dello smartphone ha, a poco a poco, cambiato profondamente le nostre abitudini e oggi più che ogni altro momento in passato sembra avere le potenzialità per rivoluzionare anche il consolidato modello di sviluppo dei processori.
Il primo indicatore lo possiamo trovare in un campo fino a pochi anni fa impensabile: quello delle prestazioni. Anche se sembra uno scontro impari, alla “Davide contro Golia”, i primi benchmark mostrano come, in alcune situazioni, l’iPhone X abbia una potenza di calcolo superiore all’ultimo MacBook Pro.
Il secondo importante indicatore di questo “sorpasso” è legato alla tecnologia produttiva: nell’Asus ZenFone 4 Pro debutta il primo processore a 10 nanometri, il Qualcomm Snapdragon 835, mentre i processori per Pc sono ancora “fermi” a 14 nm. È vero, in entrambi i casi si tratta di confronti poco significativi, visto che alla base ci sono due architetture per processori completamente diverse (da un lato ARM, dall’altro x-86) ed ecosistemi da gestire molto differenti, ma il gap colmato in così pochi anni mostra come lo sviluppo delle Cpu per smartphone proceda a doppia velocità .
Difficile, se non impossibile, pensare a una ibridazione tra due mondi così distanti, come invece è successo per desktop e notebook. Invece è certo che, parlando di Cpu, non possiamo sottostimare l’importanza dello smartphone.
A partire da questo numero di PC Professionale trovate un’altra piccola novità : è cambiato il modo con cui esprimiamo i nostri voti; passiamo dal sistema “scolastico”, con voti da 1 a 10, al sistema ormai standard sul web “a stelline”, da 1 a 5. Non cambia il nostro metodo di valutazione, cambia solo il modo in cui lo presentiamo. Reintroduciamo infine anche un riassunto del giudizio che potete leggere nella sezione “In breve” che andrà ad affiancare i Pro e i Contro.