Negli anni i produttori di software (ma anche le case discografiche e cinematografiche) hanno escogitato i sistemi più disparati per impedire o quantomeno scoraggiare le copie non autorizzate. Ricordiamo ancora con un sorriso quello ideato da Microsoft per Word 1.5: quando il programma rilevava l’esecuzione contemporanea di un debugger (un tool utilissimo anche per scardinare un sistema di protezione) mostrava una schermata in inglese il cui testo diceva “VIOLAZIONE INTERNA DI SICUREZZA! L’albero del male produce un frutto amaro, il crimine non paga. L’UOMO OMBRA LO SA. Sto distruggendo il disco di programma.”. In realtà Word si limitava ad accedere al floppy disc e non distruggeva nulla, ma l’aspirante pirata leggeva il messaggio, sentiva il rumore del lettore e si prendeva un discreto spavento. Non ci viene affatto da sorridere ripensando invece alla protezione usata da Sony in alcuni suoi Cd audio: quando il disco veniva inserito nel lettore di un Pc, caricava di nascosto un vero e proprio rootkit che minava la sicurezza del sistema.
Pensavamo che di peggio non si potesse fare, ma il recente caso di Ftdi ci ha fatto ricredere. Il catalogo di questo produttore di semiconduttori comprende un diffusissimo chip di conversione da Usb a seriale usato da una marea di dispositivi. Anche i chip vengono copiati, e sul mercato abbondano le copie contraffatte. Cosa ha fatto Ftdi per difendersi? Pochi giorni fa ha aggiornato automaticamente, tramite Windows Update, il driver necessario per comunicare con i prodotti che usano il suo chip. Il nuovo driver non si limita a rilevare un chip non originale, ma ne imposta l’ID Usb a 0000 rendendo inutilizzabile il dispositivo su cui è montato (si noti che il proprietario dell’oggetto, e a volte persino chi l’ha prodotto, non ha la minima idea di avere a che fare con un prodotto contraffatto).
Un’idea demenziale, che ha provocato reazioni furibonde e ha costretto Ftdi a ritirare rapidamente il driver incriminato. Al peggio – si dice – non c’è mai fine: qualcuno riuscirà a superare Ftdi? Non ce ne stupiremmo affatto.
Maurizio Bergami