Installando un firmware alternativo si possono incrementare prestazioni e funzionalità dei dispositivi di accesso a Internet. A costo zero, un apparato economico si trasforma così in un router di fascia superiore. Scopriamo come.
di Simone Zanardi
I router sono apparati ormai conosciuti presso il grande pubblico: con la diffusione dei collegamenti a banda larga e la moltiplicazione dei dispositivi connessi a Internet, sono difatti entrati nella maggior parte delle case e degli uffici. Sono acquistabili a scaffale presso tutte le catene di grande distribuzione dedicate all’elettronica e persino al supermercato. Tramutatisi da apparati di rete in veri e propri prodotti di elettronica di consumo, sono il perfetto esempio di dispositivo embedded, in cui il software è ottimizzato dal produttore e “blindato” senza lasciare all’utente possibilità di personalizzazione. Le comunità di appassionati si sono però ingegniate sviluppando dei firmware alternativi a quelli di fabbrica, per estendere le funzionalità dei router.
La scena dei firmware alternativi si anima nella prima parte degli anni 2000, con lo sviluppo degli storici DD-WRT e OpenWrt, tutt’oggi tra i più diffusi sul mercato. La scintilla che ha dato origine a queste piattaforme era stata la decisione da parte di Linksys di sviluppare il firmware del proprio router WRT54G a partire da codice Gpl, rilasciando quindi i sorgenti e mettendoli di fatto a disposizione per lo sviluppo di versioni alternative. Nel corso degli anni i due progetti DD-WRT e OpenWrt, al pari delle altre piattaforme sorte di seguito, si sono evoluti supportando un numero sempre maggiore di router. A semplificare questa processo vi è il consolidamento dell’hardware: la maggior parte dei router oggi sul mercato sono infatti basati su componenti e chipset standardizzati, che consentono quindi l’installazione di una piattaforma software comune spesso con un numero limitato di adeguamenti. In origine lo scopo principale dei firmware alternativi è stato essenzialmente quello di migliorare le funzionalità di networking puro, offrendo ad esempio una gestione più versatile delle comunicazioni Tcp/IP, meccanismi di sicurezza più evoluti e personalizzabili e un controllo più avanzato della sezione wireless. Con la crescita dei router Soho in termini di potenza di calcolo, memoria e funzionalità , i firmware si sono evoluti in modo da fornire funzioni avanzate, spesso installabili attraverso veri e propri pacchetti software opzionali al pari di un normale sistema operativo.In questo senso è importante notare come di fatto tutti i firmware di cui parleremo sono basati su kernel Linux e possono quindi adottare una serie di accorgimenti tipici della piattaforma come la gestione di repository per la distribuzione di pacchetti software aggiuntivi.
Decidere se un firmware alternativo fa al caso del vostro router è operazione che coinvolge numerosi fattori. In primo luogo è bene capire quale sia il vostro grado di utilizzo del router. Se per voi questo apparato è un semplice strumento di connessione al Web e non avete mai sentito l’esigenza di accedere all’interfaccia di amministrazione per personalizzarne i parametri di funzionamento e i servizi, probabilmente potete tranquillamente continuare ad utilizzare il router con il firmware stock. A maggior ragione, se non avete acquistato un router di proprietà , accontentandovi del dispositivo fornito in comodato d’uso dal vostro provider Internet, la scena del modding non è (ancora) pane per i vostri denti. Una seconda considerazione riguarda i termini di garanzia sui dispositivi: installare un firmware alternativo è operazione perfettamente legale, ma invalida appunto la garanzia del produttore. In linea di principio è sempre possibile re-installare il firmware originale qualora non siate soddisfatti delle modifiche, ma visti i rischi di cui parleremo tra poco è bene considerare con attenzione se siete disposti a rinunciare all’assistenza sul prodotto. Non eseguite modifiche sui router in comodato d’uso: in questo caso l’operazione è infatti vietata dal momento che non si tratta di un dispositivo di proprietà . Le procedure di installazione dei firmware alternativi hanno fatto numerosi passi avanti dal punto di vista della semplicità , ma restano al di fuori della portata degli utenti alle prime armi: nella migliore delle ipotesi è necessario seguire con estrema attenzione le procedure illustrate sul Web per il proprio dispositivo, ma in caso qualcosa vada storto può rivelarsi indispensabile una conoscenza perlomeno di base degli ambienti Linux e della gestione dei dispositivi da linea di comando. Non è da escludere il malaugurato caso di un brick ovvero di un blocco, a volte irreversibile, del dispositivo che lo rende inutilizzabile. Inoltre, per utilizzare al meglio le funzioni evolute messe a disposizione dai firmware qui presentati sono necessarie conoscenze non banali di networking. Installare i pacchetti software opzionali è operazione che può richiede delle conoscenze Linux.
Se tutto questo non vi spaventa, potete considera l’installazione di un firmware alternativo. Sul Web troverete decine di diverse soluzioni, molte realizzate a partire dai progetti principali e altre totalmente indipendenti. Un primo elemento di scelta è il modello di router su cui volete installare il firmware: ogni progetto fornisce tipicamente una lista di compatibilità , ma non sempre si è così fortunati da trovare il proprio modello all’interno delle categorie supportato o non supportato. In tanti casi non avrete alcuna garanzia di funzionamento, perlomeno al 100%, e dovrete affidarvi ai forum di utenti e sviluppatori per capire quale sia il grado di successo dell’operazione. Al contrario, se volete acquistare un router con l’idea di moddarlo in seguito, i portali dei sistemi alternativi sono molto utili per identificare i modelli più adatti in base alle vostre esigenze e budget.
Per la realizzazione di questo articolo abbiamo ad esempio utilizzato due router di ultima generazione che non sempre rientrano nella lista di compatibilità garantita. Abbiamo fatto questa scelta perché l’impiego di apparati recenti ci ha permesso di illustrare alcune funzioni strettamente legate all’hardware, come la gestione evoluta delle porte Usb o degli apparati wireless a doppia radio. Per le prove di DD-WRT e Tomato Usb ci siamo quindi serviti di un modello Cisco Linksys E4200, un terminale dual-radio con supporto a 2,4/5 GHz e dotato di porta Usb per la condivisione di stampanti e memorie sulla rete locale. L’E4200 non è purtroppo supportato da OpenWrt, che abbiamo quindi installato sul router TPLink TL-WR2543ND, con caratteristiche analoghe. Un’ultima dritta: se l’idea di mettere le mani su un firmware alternativo vi solletica ma non pensate di essere in grado di installarlo da soli, potete rivolgervi a uno dei numerosi siti che commercializzano router già modificati.
Estratto dell’articolo pubblicato sul numero 266 di PC Professionale