di Eugenio Moschini
Addio ai libri scolastici cartacei? Sì, no, forse. Il passaggio ai libri di testo in digitale, prima previsto per il 2013, poi rimandato all’anno scolastico 2014-2015, ha subito un brusco stop. A fine luglio il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza – sotto le pressioni dell’Associazione Italiana Editori, che vede minacciato un mercato da 650 milioni di euro – ha prospettato un ulteriore ritardo, rimandando ancora l’adozione nella scuola dei libri digitali. Un passo indietro che ha sollevato le accese proteste delle associazioni studentesche e dei genitori, che vedono nell’eBook la possibilità di risparmiare fino al 50% sull’acquisto dei libri di testo. Davvero un gran polverone che, purtroppo, rischia di far passare in secondo piano l’ostacolo principale per una scuola 2.0: l’infrastruttura. Da una ricerca dell’Università Cattolica di Milano, in Italia solamente una scuola su 15 (un misero 7%) ha pieno accesso alla Rete in tutte le aule. Nel Regno Unito, a confronto, già oggi l’80% delle aule è attrezzata per il digitale. Il libro digitale, senza la possibilità di connettersi a Internet, non cambia la sostanza dell’insegnamento, ma solo il tipo di supporto. Un ulteriore aspetto, che potrebbe rallentare il passaggio, è l’età del nostro corpo insegnante: secondo i dati Ocse i nostri docenti sono i più anziani, con oltre la metà di loro che supera i 50 anni. Si pone dunque anche il problema della formazione degli insegnanti all’utilizzo di questi nuovi e tecnologici strumenti. Insomma, siamo già tra i fanalini di coda dell’Europa, e invece di accelerare il passaggio, in Italia si perde ancora tempo, come fossimo nel Paese dei balocchi. L’importante è svegliarsi prima che sia troppo tardi, Pinocchio insegna…