L’evoluzione tecnologica dei sensori e l’ampliamento della gamma di corpi macchina e ottiche dedicate ha reso le mirrorless molto più appetibili rispetto al passato. Pratiche come secondo corpo da affiancare alla reflex oppure eccellenti upgrade delle classiche compatte. Ma è davvero così?
di Valerio Pardi
Le mirrorless sono una delle novità più interessanti nel mondo della fotografia degli ultimi anni. Si tratta, infatti, di uno dei più intensi sforzi dell’industria, tesa all’individuazione del formato ideale per una fruizione prettamente digitale della fotografia. Le reflex, infatti, sono ancora oggi legate fortemente al concetto di fotocamera analogica, sia per le forme che per la disposizione dei comandi. Sebbene questo, con l’abbandono dell’utilizzo del classico rullino fotografico, non sia più necessario i produttori continuano ad appoggiarsi sul form factor che ha fatto la storia della fotografia degli ultimi 50 anni e che sembra essere ancora apprezzato dagli acquirenti, siano essi professionisti o semplici amatori. Nel novembre del 2008, con il lancio della Lumix G1, Panasonic ha dato vita a un nuovo segmento di fotocamere: né reflex né compatte, le mirrorless. Da quella data altri produttori si sono affiancati con offerte simili e oggi la proposta è piuttosto ampia e diversificata.
Ogni azienda che si è aggiunta nel segmento delle mirrorless – a oggi Nikon, Olympus, Pentax, Samsung e Sony – ha sviluppato un proprio “concetto” di sistema di fotocamera a ottiche intercambiabili senza mirror-box, portando a una varietà d’offerta difficilmente riscontrabile negli altri segmenti della fotografia. Questo ha generato sicuramente qualche perplessità da parte degli acquirenti che, non avendo ben chiaro i vantaggi e svantaggi offerte da questa nuova tipologia di fotocamere, hanno ritardato l’eventuale acquisto a favore o di una reflex entry level o di una compatta evoluta.
I dati di vendita infatti parlano chiaro. Secondo la società di ricerche GfK, nell’anno mobile terminato lo scorso settembre il numero di fotocamere mirrorless vendute in Italia, a tre anni dalla loro introduzione, ha rappresentato lo 0,4% di tutte le fotocamere acquistate, compatte e reflex incluse, ovvero meno di una mirrorless ogni duecento fotocamere vendute! Questo dato, sebbene di peso ancora poco rilevante, sta mostrando un trend di crescita piuttosto elevato: nell’anno mobile precedente, terminato a settembre 2010, la percentuale di mirrorless vendute era di appena lo 0,2%. Se analizziamo invece il sottogruppo delle fotocamere a ottica intercambiabile, quindi reflex e mirrorless assieme, escluse le compatte, possiamo vedere che nello stesso periodo di tempo, la percentuale di mirrorless vendute era del 4,5%, un dato che ha generato un valore, sempre nel segmento delle fotocamere a ottica intercambiabile, inferiore al 3,5%.
Un mercato dunque ancora tiepido, che stenta a decollare e ciò spiegherebbe anche come i due big della fotografia – Canon e Nikon – ne siano rimasti fuori a lungo. Solo Nikon ha recentemente proposto una sua soluzione nel segmento delle mirrorless, ma, come vedremo, con caratteristiche e target di riferimento un po’ differenti da quelli dei produttori che hanno, di fatto, lanciato questo standard.
Perché mirrorless?
L’aspetto che caratterizza questo segmento di fotocamere è l’assenza del mirror-box, ovvero del sistema a specchio che permette, nelle reflex, di controllare l’immagine prodotta dall’obiettivo nel mirino ottico, e la possibilità di intercambiare gli obiettivi. Questa scelta ha permesso di progettare corpi dalle dimensioni molto più compatti e leggeri. L’assenza di un mirino ottico è stata risolta adottando mirini elettronici di qualità via via crescente e ampi display esterni dalla luminosità e risoluzione elevata. La qualità dell’immagine, inoltre, è garantita dalla scelta di utilizzare sensori di grandi dimensioni, addirittura nel formato Aps-C come per le reflex, nel caso delle realizzazioni di Samsung e Sony. Quindi il messaggio è piuttosto evidente: fornire una qualità comparabile alle reflex ma con pesi e dimensioni fortemente ridotti. Ma non è tutto oro ciò che luccica. La scelta di optare per sensori di dimensioni elevate, se da un lato garantisce prestazioni in termini di dettaglio e sensibilità massima elevata, porta a dover progettare obiettivi in grado di coprire l’intera area del sensore. Questo si traduce, inevitabilmente, in ottiche di dimensioni assimilabili a quelle utilizzate per le reflex, poiché la dimensione del sensore è la medesima. I produttori quindi sono corsi ai ripari proponendo ottiche dalle dimensioni maggiormente compatte, definite “pancake” proprio per la forma a “frittella”. Si tratta di una soluzione praticabile solo per le corte focali, ovvero grandangolari e obiettivi “normali”.
Non è la panacea di tutti i mali, ma questa soluzione permette di avere una fotocamera effettivamente compatta e con prestazioni di alto livello. Per limitare peso e volumi, alcuni produttori hanno optato anche per l’assenza di un flash incorporato, sostituito da un piccolo flash aggiuntivo applicabile alla fotocamera, tramite connettore proprietario, solo quando effettivamente ne è richiesto l’utilizzo. L’assenza dello specchio ha permesso di ottimizzare le prestazioni velocistiche delle mirrorless. I più recenti modelli possono infatti superare la soglia degli 11-12 fotogrammi al secondo che caratterizzano le reflex professionali più prestigiose, arrivando addirittura a 60 fps a piena risoluzione. Inoltre il sistema AF può seguire il soggetto anche durante lo scatto, non venendo oscurato dal ribaltamento dello specchio presente invece nelle tradizionali reflex.
I limiti attuali delle mirrorless risiedono, per lo più, in alcuni elementi di contorno. Il mirino, disponibile nella versione elettronica nei modelli top, oppure il solo display esterno Lcd è la differenza più evidente con il mondo delle reflex dove invece si può trovare il classico mirino ottico con visione attraverso l’obiettivo, da molti ritenuto più naturale e rilassante. I miglioramenti compiuti sulle versione elettroniche sono però notevoli ed evidenti. La risoluzione è aumentata così come è diminuito il livello di rumore nelle inquadrature con poca luce e il refresh dell’immagine ora è su livelli molto buoni, utilizzabile quindi anche per inquadrature in movimento. Purtroppo questi benefici, al momento, sono disponibili solo sui modelli top, rendendo il resto dell’offerta mirrorless un po’ deficitaria. Infine, come ogni nuovo sistema, il parco obiettivi, salvo pochi casi specifici che vedremo in seguito, è ancora piuttosto limitato, sebbene in rapida evoluzione. (…)
Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 249 – dicembre 2011