Quattro volte la definizione del Full Hd, per un’esperienza visiva che lascia senza fiato. E’ la promessa del 4K/Ultra Hd, già pronto a rivoluzionare, ancora una volta, i nostri salotti. Ecco la tecnologia e la panoramica dei primi sample.
di Nicola Martello
Proprio quando avevamo digerito il 3D, poco tempo dopo la grande scorpacciata dell’Alta Definizione, nel settore del video arriva un altro piatto forte: il 4K. Una nuova sigla e soprattutto una famiglia tutta nuova di dispositivi, presentati dai costruttori come i soli capaci di garantire la miglior esperienza visiva, senza i quali non è possibile vivere in una società ad alto tasso tecnologico come la nostra. Come è noto, i produttori sono in perenne ricerca di novità che facciano scattare nei consumatori il desiderio dell’acquisto. Il settore dell’elettronica in generale – e delle Tv in particolare – ha bisogno di un flusso costante di innovazioni. Ma l’età dell’oro dell’avvento dell’Alta Definizione è finita da tempo, i miglioramenti tecnologici dei pannelli Lcd e plasma sono marginali se non addirittura nulli, il passaggio al digitale terrestre è acqua passata, le funzioni Smart Tv sono gadget dati per scontati. La svolta epocale dell’introduzione degli Oled continua a essere rimandata a un futuro prossimo, il 3D non ha sfondato e comunque ormai è una tecnologia matura che ha perso lo smalto della novità (l’autostereoscopia, che permette di eliminare i fastidiosi occhialini, attualmente delude e forse mai sarà in grado di fornire risultati soddisfacenti). In questo panorama, desolante dal punto di vista dell’innovazione, ai produttori di Tv serve subito una novità tecnologica, facile e veloce da implementare a livello costruttivo, che faccia sognare tutti, insomma che faccia scena. La risposta? Il 4K, naturalmente.
La sigla 4K, come spieghiamo nel riquadro dedicato, definisce dispositivi video che lavorano con una risoluzione orizzontale di circa 4.000 pixel. Ma è una definizione ambigua, dato che si riferisce sia allo standard televisivo di 3.840 x 2.160 pixel (rapporto d’aspetto di 1,78 16:9) sia a quello cinematografico di 4.096 x 2.160 punti (rapporto d’aspetto di 1,89). Per essere più chiari e precisi possibile, seguiremo da qui in avanti le raccomandazioni Itu (International Telecommunication Union) e Dci (Digital Cinema Initiatives): useremo Ultra Hd per la risoluzione di 3.840 x 2.160 e 4K per quella di 4.096 x 2.160.
Cinema e salotto, due scenari diversi per il 4K
Ma è veramente necessario questo salto di risoluzione, quando in casa abbiamo già il Full Hd (1.920 x 1.080 punti) e al cinema il 2K (2.048 x 1.080 pixel)? Cominciamo ad analizzare la situazione nelle sale cinematografiche. Prima dell’avvento dei proiettori digitali, quando la pellicola regnava incontrastata, gli spettatori seduti nelle prime file della sala cinematografica vedevano un’immagine un po’ confusa perché erano troppo vicini allo schermo, come se stessero guardando con una lente di ingrandimento una fotografia stampata su carta da un service professionale. L’arrivo in sala del digitale 2K, se da una parte ha segnato un netto aumento della definizione e della fedeltà cromatica, ha portato con sé nuovi problemi, primo tra tutti la visibilità della griglia dei pixel. Tale reticolo è chiaramente percepibile a chi si siede nelle prime file ed è molto fastidioso, come ben sanno i possessori delle prime generazioni di proiettori Lcd domestici.
Per aggirare questo problema la strada è una sola: ridurre la dimensione dei pixel, quindi aumentare la risoluzione. Questo porta anche il vantaggio di eguagliare la definizione delle migliori pellicole usate per le riprese, nettamente superiore a quella delle pellicole impiegate nelle sale, copie di terza o di quarta generazione nel migliore dei casi. Con il 4K, quindi, il cinema digitale non ha più nulla da invidiare alla sua controparte analogica. Discorso simile si può fare per i grandi display pubblici, usati per mostrare eventi sportivi e documentari nei musei. In entrambi i casi lo schermo deve essere grande e consentire una buona visione anche a chi è vicino.
Vediamo ora il caso domestico. In una casa i sistemi hardware per fruire dei video Hd sono due: televisore a schermo piatto (Lcd o plasma) e proiettore (Lcd, Dlp, LcoS). I primi sono di solito nettamente più piccoli degli schermi usati per i secondi e quindi è praticamente impossibile che l’utente percepisca la griglia dei pixel con una Tv Lcd o plasma, a meno che si trovi talmente vicino al pannello da procurarsi un bel mal di testa ben prima della fine del film. Il beneficio di un reticolo di punti più fitto non è quindi quello di vedere immagini più compatte, bensì di poter usare schermi più grandi rimanendo alla stessa distanza, quindi di avere un angolo di visione più ampio e aumentare così in maniera considerevole la sensazione di essere dentro la scena.
Giusto per fare un esempio, consideriamo uno spettatore con 10/10 di acuità visiva e una Tv Full Hd grande 65 pollici. La distanza minima a cui la persona inizierà a distinguere i pixel è pari a 2,6 metri, quindi questa è la distanza ideale per percepire ogni dettaglio delle immagini senza però essere infastiditi dal reticolo dei punti. In tale situazione l’angolo di visione è di 31,2°, niente male se paragonati ai 12° scarsi che si potevano ottenere con un vecchio televisore a definizione standard, ma sensibilmente inferiori al limite minimo raccomandato da Thx, pari a 40°. Che cosa succede con una Tv Ultra Hd? Supponendo di mantenere invariata la distanza di visione, per godere appieno la maggior ricchezza di dettagli bisognerebbe usare un televisore grande 130 pollici (per mantenere un pannello di 65″ ci si dovrebbe sedere a 1,3 metri) e l’angolo di visione salirebbe a un ottimo 58,4°, che garantirebbe un’eccellente “immersione” nella scena. Certo che l’idea di installare in casa un pannello così grande farebbe tremare i polsi all’appassionato più sfegatato. E che dire del prezzo? Sicuramente alla portata di pochi.
Le cose migliorano un po’ se si prende in considerazione un proiettore. Innanzitutto un tipico impianto di questo tipo è composto da uno schermo già abbastanza grande, di solito vicino o superiore ai 100 pollici (pari a 2,54 metri di base). Con l’Ultra Hd lo schermo dovrebbe crescere fino a sfiorare i tre metri di base per la distanza di visione considerata, magari anche di più, così da poter aumentare lo spazio tra lo spettatore e le immagini, incrementare considerevolmente il comfort di visione e rafforzare l’effetto cinema agognato da tutti gli appassionati di home theater. Inoltre il proiettore ha il vantaggio che il costo dell’impianto cresce in maniera contenuta con l’aumentare delle dimensioni, non a dismisura come invece succede con le Tv Lcd e plasma.
In sintesi, quindi, il 4K è una necessità per il cinema, mentre i benefici dell’Ultra Hd in casa si ottengono solo se ci si può permettere uno schermo molto grande, nettamente superiore agli standard attuali.
Estratto dell’articolo di 11 pagine pubblicato sul numero 261 di dicembre di PC Professionale