Intel detta le regole per una nuova categoria di portatili ultrasottili, capaci di grandi prestazioni e lunga autonomia, con un prezzo di vendita più basso rispetto agli standard attuali. Abbiamo provato in esclusiva i primi modelli.
di Pasquale Bruno
Per essere considerato un Ultrabook (questo nome è un marchio registrato), un portatile deve avere precise caratteristiche messe a punto da Intel, a cui i vari produttori sono tenuti a uniformarsi.
Innanzitutto le dimensioni: lo spessore di un portatile con schermo uguale o superiore ai 14 pollici deve essere al massimo di 21 millimetri, mentre per quelli da 13 pollici o inferiore il limite è di 18 millimetri. La batteria deve durare almeno cinque ore, ma la raccomandazione è di otto ore. Un Ultrabook inoltre deve avviarsi molto rapidamente: per risvegliarsi dallo stato di sleep non devono essere necessari più di quattro secondi. La potenza di calcolo deve riuscire a far fronte anche ai compiti più impegnativi e deve garantire un’esperienza d’uso piacevole in ogni situazione, senza far rimpiangere il Pc desktop.
Si potrebbe obiettare che Intel ha scoperto l’acqua calda: un prodotto del genere esiste da anni e si chiama MacBook Air. Anche senza voler scomodare Apple, anche produttori come Sony, Toshiba, Samsung o Dell hanno proposto di recente notebook ultrasottili dotati di caratteristiche simili.
In realtà Intel ha considerato un ulteriore, importante fattore per il successo e la larga diffusione degli Ultrabook: il prezzo. Ci si attende che il costo di una macchina completa sia sotto i 1.000 dollari, destinati a scendere ulteriormente col tempo. Un Ultrabook non è un portatile elitario come può esserlo un MacBook Air ben carrozzato: l’obiettivo è quello di venderne tanti e di educare i clienti ai benefici della mobilità avanzata, esattamente come è successo con Centrino.
Oltre a delle precise linee guida, Intel fornisce ai produttori la piattaforma hardware intorno a cui viene costruito un Ultrabook. Stiamo parlando di Sandy Bridge, che proprio con il MacBook Air ha dimostrato di calzare a pennello nei notebook ultrasottili. Le Cpu destinate allo scopo sono le Intel Core di seconda generazione di tipo Ulv (Ultra Low Voltage), dai consumi particolarmente ridotti. L’assorbimento elettrico più basso possibile, con ridotta produzione termica, è uno elemento chiave. I processori Sandy Bridge hanno inoltre il vantaggio dell’interfaccia grafica e del Ram controller integrati direttamente nello stesso package della Cpu, soluzione che permette anche una consistente riduzione delle dimensioni delle schede madri.
L’architettura Sandy Bridge in realtà è solo il primo gradino verso un’ulteriore evoluzione. Nel corso del 2012 la piattaforma ideale per gli Ultrabook sarà Ivy Bridge, costruita a 22 nanometri e quindi con caratteristiche elettriche e termiche ancora migliori rispetto allo stato attuale. Un terzo step ci sarà con l’avvento dei processori Haswell nel 2013, con un consumo ancora inferiore.
Ultrabook alla prova dei fatti
Abbiamo avuto modo di provare gli Ultrabook di Acer, Asus e Toshiba, i primi disponibili in Italia e venduti nelle fasce di prezzo tra 800 e 1.300 euro Iva inclusa. I risultati dei test di prestazioni sono stati confrontati con quelli del MacBook Air 2011 da 13″: tutte le macchine hanno infatti in comune l’adozione dell’architettura Intel Sandy Bridge. Questi tre produttori sono stati i più veloci a uscire sul mercato ma sono attesi altri modelli: Lenovo ha già pronto il suo, non ancora disponibile in Italia, ed LG è attesa a breve. Inoltre molti produttori Odm tra cui Compal, Pegatron, Quanta, Foxconn e Inventec stanno lavorando su nuovi modelli che vedremo sul mercato con il marchio di altre aziende più famose al grande pubblico.
I computer ricevuti in prova sono dei prototipi e la configurazione può differire rispetto a quella che sarà effettivamente in vendita; le eventuali differenze sono spiegate nelle singole recensioni. Sempre a causa della natura di sample, non abbiamo dati affidabili sulla durata delle batterie: nei casi in cui è stata possibile una valutazione empirica sul campo, abbiamo registrato un’autonomia pari o superiore alle cinque ore con rete Wi-Fi accesa e lavoro da ufficio. Ciò che si può affermare con certezza è il notevole traguardo in merito alla potenza di calcolo raggiunta, molto elevata in tutti i casi e paragonabile a quella di un Pc desktop di fascia media. Valgono le stesse considerazioni espresse durante la recensione del MacBook Air: un Ultrabook con Core i5 o i7 e disco Ssd permette di cimentarsi con applicativi molto pesanti come il fotoritocco o l’editing video senza nessun problema. Una possibilità ancora più impressionante se si considera il peso inferiore al chilo e mezzo e lo spessore ridotto.
La produzione di calore non è mai preoccupante; solo durante l’esecuzione dei giochi 3D si assiste a un deciso aumento del rumore della ventola e a un riscaldamento del telaio in prossimità della Cpu.
Estratto dall’articolo pubblicato sul numero 248 – novembre 2011