Vorrei poter usare i miei gioiellini digitali per settimane, mesi. Senza essere costretto a ricaricarli.
Sapete qual è il vero punto debole degli attuali dispositivi elettronici digitali, siano essi notebook o tablet o smartphone? La potenza, mi direte voi? La velocità della connessione al Web? La memoria a disposizione? La qualità dello schermo? No, no: l’autonomia. Non vi è mai capitato di arrivare a metà giornata, lontani da casa o dall’ufficio, e di trovarvi con lo smartphone scarico? Oppure di essere al fresco sotto un bell’albero (più che un paragone è un desiderio, visto il caldo torrido che c’è in città mentre scrivo questo editoriale) immersi nella lettura di un giornale o di un bel libro sul vostro tablet quando vi compare inaspettato l’avviso della batteria che sta tirando le cuoia? Che rabbia. Che frustrazione. L’evoluzione delle batterie, o più precisamente degli accumulatori visto che servono ad immagazzinare energia, è stata lentissima, tanto che spesso per migliorare l’autonomia i produttori hanno operato su altri fronti. Un esempio lampante arriva dalla nuova piattaforma Haswell di Intel. Per incrementare l’autonomia non solo è stato migliorato il processore (che scalda meno ed è molto più parco nei consumi delle famiglie precedenti) ma è stata modificata la stessa architettura hardware: ora opera sul sistema operativo accendendo o spegnendo automaticamente i servizi che non sono necessari, per consumare meno. Una vera e propria alchimia tecnologica che ottimizza prestazioni e consumi. Il tutto perché non si può far nulla per la batteria, se non aumentarne la potenza e quindi il peso relativo. Pensate che se la velocità dell’evoluzione a cui abbiamo assistito nel settore dei processori, o meglio ancora delle Gpu grafiche, fosse applicata al mondo degli accumulatori oggi con una batteria grande quanto un bottone dovremmo poter alimentare il nostro smartphone almeno per una settimana, ma che dico, un mese intero. E invece non arriviamo a sera. Sono anni che si parla di alternative, ma ben poco si vede all’orizzonte. La scarsa evoluzione degli accumulatori non rende solo meno piacevole la nostra vita digitale: mina anche la crescita del settore delle auto elettriche. Anche per chi non ha l’animo ecologista e non pensa a un futuro (magari per figli e nipoti) nel quale l’aria delle città sia più pulita e respirabile, l’auto elettrica offre svariati vantaggi. È silenziosa e ha uno scatto da brivido, da vera sportiva. Ma oggi è pesante e ha un’autonomia troppo limitata. Non è pensabile dover fare un investimento per una macchina con la quale non si riesce neppure a fare una gita fuori porta senza l’assillo di rimanere per strada. Tutta colpa degli accumulatori grossi, costosi, pesanti e in grado di fornire al mezzo un’autonomia ridicola. Anche il prezzo di listino della auto elettriche è molto più alto rispetto a quello dei corrispettivi modelli a combustibile (benzina, diesel o gas), ma ciò dipende principalmente dal fatto che l’auto elettrica non è ancora entrata in quella fase di produzione di massa che razionalizza i costi. Dove sono tutte le innovazioni di cui si parlava qualche anno fa, come gli accumulatori ricaricabili a liquido o i nuovi materiali in grado di stoccare più energia a parità di dimensione e peso?
Eppure qualcosa sta cambiando. Se volete saperne di più sul futuro di batterie e accumulatori leggete il completo articolo che vi proponiamo a pagina 96.